"Terni è stata la seconda esperienza, ed infatti è il secondo capitolo del libro. Rispetto alla precedente (a Nisida in provincia di Napoli, ndr) che si era svolta in un carcere minorile è stata sicuramente più forte, quella che mi ha lasciato un groppo in gola difficile da mandare giù, anche a distanza di ore e di giorni".

Domani mattina alle 11 alla Biblioteca Comunale, Antonio Falda presenterà il suo libro "Per la libertà – Il rugby oltre le sbarre". Nel primo pomeriggio la presentazione proseguirà al Carcere di Sabbione e poi alle 18.30 alla Club House di via del Cardellino dove sarà presente anche il vicepresidente della Fir, Antonio Luisi. In 254 pagine c'è il racconto di 210 giorni passati in giro per le carceri italiane tra il settembre 2013 e marzo 2014. Otto capitoli, ognuno dedicato a un'esperienza diversa. Quella ternana l'ha colpito in maniera particolare: "Perchè per la prima volta ho visto detenuti adulti, uomini della mia età".

L'idea del libro nasce dalla voglia di raccontare la forza del rugby in un ambiente come il carcere. Nasce dopo un precedente libro dell'autore dal titolo "Franco come il rugby" perchè, come spiega lui stesso, "in ogni cosa bisogna trovare il momento giusto, forse anche il coraggio. Mi sono dovuto sentire abbastanza coinvolto, tanto quanto ero indeciso prima. Indeciso perchè sentivo il peso di una cosa importante".

Proprio per questo motivo ha deciso di non chiamare per nome i detenuti, per non cadere nel tranello di raccontare perchè erano lì dentro. "Nel libro, e nel capitolo dedicato a Terni, nomino la direttrice del Carcere dott.ssa Pellegrini, gli educatori Marta, Jacopo e Valerio, ovviamente nomino Bimbo che è anche ritratto sulla copertina. Ma non cito mai i detenuti ed è stata una mia scelta precisa. Volevo trovare una risposta ai quesiti che avevo in mente. Ho parlato con quasi 200 ragazzi, come fossero una cosa sola. Il mio obiettivo era capire cosa succede a ognuno di loro quando gioca a rugby e quanto il rugby modifica il comportamento. Capire il rapporto tra il rispetto delle regole nello sport e il rispetto delle regole smarrite nella vita. Il senso di squadra che annulla le differenze di razza e l'appartenenza ai vari clan. Cosa vuol dire rispettare l'arbitro e se stessi".

Cosa rende speciale il rugby, tanto da farlo diventare un veicolo di reinserimento sociale? Facile: "Il fatto che si segna passando sempre all'indietro perchè serve comunque un sostegno. E che se anche hai il fuoriclasse della situazione, conta sempre di più il gioco di squadra".

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