L'Italia di Massimo Piscedda, dopo un cammino davvero entusiasmante, ha conquistato la medaglia d'oro del calcio nelle XXVIII Universiadi contro i padroni di casa della Corea del Sud alle 19 (12 italiane) a Naju dopo il netto 3-0 targato Biasci, Regoli, Morosini. Un traguardo davvero ambizioso per una squadra costruita in pochi giorni e che nel corso della manifestazione ha saputo costruire le basi per regalarsi un sogno. Dopo aver iniziato col botto contro il Canada, gli azzurri hanno affrontato proprio i coreani nel girone, cedendo in maniera sfortunatissima (2 pali e 1 traversa colpiti dagli azzurri). Infine il pareggio contro Cina Taipei prima della vittoria ai quarti sull'Irlanda e quella ai rigori contro il Giappone.

«Al di là del risultato bisogna davvero fare i complimenti ai nostri ragazzi - aveva sottolineato alla vigilia il selezionatore Massimo Piscedda - Era tutt'altro che scontato raggiungere questa finale. Invece, gara dopo gara, abbiamo costruito questo risultato in un girone peraltro non facile con Corea, Canada e Cina Taipei. Ai quarti non era semplice battere l'Irlanda e contro il Giappone la fortuna ci ha aiutati dopo una gara di grande sacrificio. Adesso la finale con la Corea del Sud, ovviamente, favoritissima perché Paese organizzatore. Ma l'Italia saprà battersi con orgoglio e determinazione».

In finale il Ct si è affidato nuovamente a Manfredini fra i pali e la difesa a 4 con Sabato e Berra sulle fasce e Meccariello-Cappelletti coppia di centrali. Il centrocampo a cinque che all'occorrenza si è trasformato a 3 per sfruttare gli inserimenti composto da Regoli, Faragò, Mora oltre a Morosini e capitan Dezi. In attacco spazio per Biasci.

Anche Andrea Abodi, presidente della Lega B, per la prima volta orgogliosamente organizzatrice della missione azzurra universitaria ha espresso la sua felicità per questo andamento della squadra azzurra e poi ha voluto dire la sua anche sul tema della formazione dei giovani calciatori: «Rispetto ad altri paesi possiamo e dobbiamo fare di più. Perché è dimostrato in maniera inequivocabile che per far crescere i nostri ragazzi lo studio e in particolare quello universitario, sia uno straordinario strumento per abbattere i rischi di comportamenti sbagliati e contrari all'etica e alla legalità. Inoltre come confermano i nostri azzurri in Corea i valori morali si coniugano spesso anche con i risultati sportivi».