Un giocatore si vede dal coraggio.

Così recitava lo striscione appeso sotto la curva dell’impianto di via del Cardellino. Il destinatario, naturalmente, Andrea Piccioli, che contro Gubbio ha giocato la sua ultima partita casalinga con la maglia rossoverde. La penultima in assoluto perchè, per limiti di età, dopo l’epilogo che ci sarà a fine aprile sarà costretto a 42 anni ad appendere gli scarpini al chiodo.



Un pizzico di emozione, anzi qualcosa di più come ammesso dallo stesso "cap" storico dei Draghi. Uno dei membri fondatori della squadra nata dieci anni fa sul campo polveroso della Polisportiva San Giovanni Bosco. Da allora i Draghi, e Piccioli naturalmente, ne hanno fatta di strada. Il Sant'Anna a Narni Scalo, Vascigliano di Stroncone, San Carlo, via Narni al quartiere Polymer. E di strada ne ha fatta anche Andrea che, prima di tornare alla base, ha assaggiato la serie B a Rieti con il suo primo maestro, Mario Pariboni.



Anni faticosi ma molto belli li definisce Piccioli che non ci ha pensato su due volte ad accettare la proposta di Alessandro Betti di rimanere nel Club. "Non c'è un momento bello in particolare - racconta Piccioli nell'intervista - tutti sono stati unici a loro modo. L'insegnamento più grande che mi ha regalato il rugby? Che senza fatica è difficile ottenere risultati, ma poi le vittorie sono ancora più belle. Spero che tanti giovani possano ancora venire nel nostro Club perchè ne abbiamo bisogno".



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