1996 – 2016: dopo venti anni Riccardo Fatone torna a battersi per i colori biancorossi. Non nella veste di giocatore ma in quella di tecnico che, negli ultimi cinque anni ha avuto modo di farsi apprezzare in Umbria e nel Lazio. Amico fraterno di Alessandro Nesta, sono entrambi del ’76, ha avuto, tra i suoi maestri Osvaldo Sarri: “ Il primo ad avermi fatto riflettere, quando ero ancora giocatore, sulla vera importanza del ruolo di allenatore. Ha rimosso certe mie convinzioni. Se oggi ho un modo diverso di vivere e interpretare il calcio lo devo quasi esclusivamente a lui”.

Quasi certamente avrebbe meritato qualcosa in più rispetto al campionato di Promozione, ma a lui, ormai abituato a scommettere su se stesso, va bene così. L’Orvietana e la Rupe, dove ha gettato basi solide per la completa emancipazione, fanno ormai parte del suo mondo:
“ Vero. C’è da dire che, nella vita, ciascuno di noi aspira sempre a qualcosa di meglio. Gli ultimi due campionati ad Acquapendente, con la promozione in Eccellenza e l’ottimo score nel secondo anno avevano dato adito ad altre prospettive. Esistono, però, altre priorità, come la famiglia, i figli, il lavoro, alle quali tengo in modo particolare. Da qui la decisione di escludere proposte che mi avrebbero portato lontano o, comunque, impegnato di più il mio tempo. La chiamata dell’Orvietana consente di rimanere, in sostanza, a casa, con la possibilità di curare gli altri interessi. Ritengo sia arrivata al momento giusto”.

Possiamo dire che, conoscendo l’ambiente, ti sei preso una bella gatta da pelare:

“Assolutamente sì. Però, conoscere l’ambiente lo considero un vantaggio. In più, ho trovato la massima condivisione delle idee con chi farà parte di quest’avventura, dal presidente Roberto Biagioli al ds. Matteo Porcari. In realtà l’appoggio c’è dalla parte di tutti e l’ambiente si è subito adeguato a quelle che sono state finora e saranno in seguito le nostre scelte, prassi abbastanza normale nel mondo del calcio”.
Parliamo di scelte, all’origine c’è senz’altro un piano di lavoro o, in ogni caso, un progetto:
“ Volevamo ricomporre un puzzle, partendo dalla conferma di tutti gli orvietani già in rosa. Riportarne a casa altri, tesserati con altre società, come, ad esempio Giuliano Avola e Nuccioni. Raffermare quelli più promettenti, in uscita dal settore giovanile. A mio parere, quest’ultimo aspetto è quello più importante, poiché serve da stimolo agli altri, più giovani, il sapere che c’è una prima squadra che punta sul prodotto locale. Ciò, per quella che riguarda la costruzione del mosaico. Lascio al giudizio del campo altri propositi, ma siano tutti certi che siamo qui per fare qualcosa d’importante. Il mio pensiero va anche al pubblico orvietano, piuttosto restio a frequentare il Muzi: faremo di tutto per riportarlo sulle tribune e convincerlo a sostenere l’Orvietana”.

Hai già fatto cenno ad alcune delle novità nella rosa. Guidaci a scoprire i requisiti di chi non dovrà far rimpiangere i vari Bagnato, De Francesco ecc:

“Ho già nominato Nuccioni ed Avola, con me alla Vigor, che hanno fatto la differenza nell’Eccellenza laziale. Li ritroverete certamente più forti. Passando al centrocampo c’è il ritorno di Casarelli, sul quale scommetto a occhi chiusi avendolo già avuto a Guardea. Anche Lorenzo Brescia è un cavallo di ritorno, avendo fatto parte del gruppo dei fuori quota nell’ultimo campionato di serie D. Torneo nel quale ha disputato quattro campionati ad altissimo livello. Presenze e gol parlano per lui. La sua è una scelta di vita, per avere interessi lavorativi e sentimentali nell’orvietano. Matteo, con Brescia, ha fatto veramente un grosso colpo. Passando al reparto offensivo, abbiamo preso Serafini e Polidori. Il primo era, anche lui alla Vigor, abita a Grotte S. Stefano, è abituato a far gol, sia in Promozione che in Eccellenza. E’ un ragazzo che partecipa molto al gioco, per essere un attaccante è anche altruista, possiede colpi da punta di razza. Polidori è l’ultimo arrivato. Diciotto sigilli nell’ultima stagione a Monterosi. Può essere l’alter ego di De Francesco, ma con altre caratteristiche. Ci puntiamo molto perché può darci quel qualcosa in più che fa la differenza. Ho lasciato per ultimo Filippo Avola, fratello maggiore di Giuliano. Ha trentacinque anni e viene da un campionato di seconda categoria. Quando l’ho chiesto qualcuno ha fatto una smorfia. Ne conosco il valore, la serietà, la personalità, il senso innato di fare spogliatoio. Può essere utilizzato in più ruoli e realizza pure qualche gol. Su di lui, come per Casarelli, garantisce il sottoscritto”.

Puoi ritenerti soddisfatto:

“Dal Presidente abbiamo avuto carta bianca, rimanendo all’interno di una forbice, meno ampia della precedente. Siamo stati costretti a fare delle scelte, rinunciando a un pezzo importante a centrocampo. C’è Brescia e nutriamo tanta fiducia nella sua duttilità. Crediamo di aver lavorato bene, confidando in una risposta importante da parte di quei giocatori cui saranno assegnate nuove responsabilità”.

Hai seguito l’Orvietana delle ultime stagioni, alla quale è mancato sempre il guizzo vincente per mettere dietro gli avversari più competitivi. Che idea ti sei fatto e cosa, a tuo giudizio, è mancato:

“Premetto che l’ultima stagione è stata ottima. Coppa Italia e secondo posto non sono cose da poco e, per questo, faccio i complimenti a chi mi ha preceduto. Purtroppo non ha portato a nulla. Noi abbiamo l’ambizione di riuscire a far meglio, anzi, vogliamo fare di più. E’ chiaro che è difficile, il nostro compito è molto delicato. Dobbiamo ricreare serenità nell’ambiente. Rapporto aperto con tutti, ma paletti rigidi per quelle che sono le specifiche competenze. Sia chiaro che non sono un dittatore. Lo testimoniamo gli ottimi rapporti instaurati e mantenuti con tutte le società dove ho avuto modo di lavorare. Se tutti staranno alle regole e si ricrea il giusto entusiasmo avremo modo di divertire e divertirci”.

Di là dai soliti luoghi comuni, a me personalmente è parso molto buono il livello di preparazione di quasi tutti i tecnici che operano nel campionato di Promozione. Ed anche i giocatori non sono poi così male. Nel caso specifico dell’Orvietana è parsa incapace di modificarsi di fronte ad avversari che ne avevano ormai intuiti pregi e difetti:

“Sia in Promozione, come in Eccellenza ci sono tecnici validissimi e ottimi giocatori. Quindi, ogni categoria ha le sue difficoltà e le sue particolarità. Esistono allenatori preparati, alcuni dei quali ottimi nella gestione degli aspetti tecnici, altri bravissimi nel governare atteggiamenti caratteriali e altro. Per essere ottimo devi saperti disimpegnare in entrambi. I rapporti umani devono essere sereni, perché solo in questo modo riesci a far risaltare la qualità della preparazione di una partita. Insisto, però, sulla sussistenza di un ambiente giusto: la vittoria in un campionato non è solo frutto del gesto tecnico, ma anche dello spirito collaborativo di tutti coloro cui è deputata la gestione del complesso”.

Ti vedo particolarmente carico:

“Hai ragione. Già un’ora fa ero qui da solo a girare intorno al campo. Non vedo l’ora di iniziare e spero di trasmettere a tutto il gruppo le mie motivazioni, che sono molte, e il mio entusiasmo. Coloro che non dovessero rientrare in questo ordine di idee vedranno poco il campo”.

PROGRAMMA ORVIETANA:
29 luglio visite mediche
30 inizio blando
22 agosto massimo carico
Amichevoli:
4 agosto: Pianese (serie D) ad Abbadia S. Salvatore,
10 agosto: Castiglionese (Eccell. Toscaa) a Castiglion Fiorentino
13 agosto: Monterosi (eccell. Lazio) a Monterosi
18 agosto: Stadio L.Muzi: Chiusi (Eccell. Toscana)
20 agosto: Stadio L.Muzi: Polisp.Cimini (Eccell. Lazio)
23 agosto: Pievese

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