La sconfitta con il Latina ha lasciato il segno e complicato forse in maniera irrimediabile il cammino della Ternana verso la salvezza. Una stagione iniziata sotto auspici diversi a giugno, con un'intervista rilasciata da Simone Longarini al Corriere dello Sport. Chiediamo scusa in anticipo ai lettori per la lunghezza dell'articolo. Ma crediamo che un'analisi approfondita della situazione della Ternana non possa prescindere dal prendere in esame, punto dopo punto, tutte le componenti. A partire dalla società naturalmente fino alla squadra, il ds e l'allenatore, anzi i ds e gli allenatori. Per arrivare alla piazza, l'unica che davvero sconta il peso di questa situazione. E che invece, paradossalmente, potrebbe diventare l'unica nota lieta di una stagione disgraziata. Ma andiamo con ordine:

La società verticale - Tanto solida dal punto di vista economico quanto improvvisata sul piano delle scelte e della programmazione. La famiglia Longarini nel 2004 rileva la Ternana da Luigi Agarini che dal giorno alla notte non è più in grado di tenere la società. Il cambio avviene con la squadra in lotta per la Serie A e, dopo l'interregno di un personaggio come Tommaso Fioretti, con una politica all'insegna del taglio dei costi (legittimo, sceglie chi caccia i soldi) la Ternana scende in Serie C. Dove grazie ai fratelli Montemari messi a dirigere la società per conto della proprietà, si raggiunge il punto più basso nei rapporti tra la Ternana e i ternani. Tifosi e giornalisti denunciati, apostrofati come gufi, conduzioni tecniche che definire approssimative è riduttivo, giocatori importanti fuori rosa, altri talentuosi ceduti a costo zero con danno di immagine e patrimoniale, retrocessioni accolte con sorrisetti, calciatori e ds improbabili, liti famigliari, allenatori da balcone (letteralmente). Tanto che anche nei media nazionali e non solo sulla stampa locale si parla della Ternana come del "miracolo alla rovescia". Tutto questo porta a un allontanamento dei tifosi che si trascina ancora oggi. E che sconta in tutto e per tutto Simone Longarini a cui il padre ha affidato la Ternana due anni fa dopo il tentato acquisto di un altro personaggio come Angelo Deodati e la reggenza illuminata di Francesco Zadotti. Nel mezzo la vicenda delle quote sequestrate per il fallimento della Edizioni Locali srl e i tentativi di abboccamento di possibili acquirenti, alcuni veri altri presunti, che non sono mai andati in porto. Prima (con Edoardo Longarini) per richieste ritenute eccessive. Oggi (con Simone) perchè non c'è la volontà di cederla. Non bastano, però, la solidità economica e i buoni propositi per gestire una società di calcio come si deve. Bisogna anzitutto fare le scelte giuste, per tempo e alla luce del sole. E non è neanche detto che basti per ricomporre la frattura con la città, che era stata abituata fin troppo bene (a tutti i livelli e in ogni senso) sotto la gestione di Luigi Agarini, di cui ancora oggi raccogliamo i frutti.

Il ds nervoso - Il battibecco con il collega Ivano Mari nel giorno della presentazione di Momo Sissoko era stato un campanello d'allarme. Senza che nessuno gli avesse chiesto niente, il ds Danilo Pagni aveva voluto ribadire al collega (e agli altri presenti) che era (è) lui e solo lui a prendere le decisioni e portare i giocatori. Come se qualcuno avesse adombrato l'ipotesi di altre figure più nascoste che prendessero le decisioni al posto suo. Ora, che la Ternana e la famiglia Longarini in particolare si sia avvalsa più volte in passato della "consulenza" dietro le quinte di Mirabelli è cosa nota. Come è noto che sia stato lo stesso Mirabelli a portare Carbone dopo il repentino benservito alla coppia Larini-Panucci. Pagni è uno che ci mette la faccia, non si sottrae al confronto e questo gli fa onore. Ma farsi espellere al 13' del primo tempo per l'eccessivo nervosismo in uno scontro chiave per la salvezza come quello di ieri con il Latina non è accettabile. Questa squadra, costruita male e senza una logica da più persone in diverse fasi della stagione, ha già sofferto gli isterismi di Carbone che era apprezzabile sotto il profilo dell'impegno e della passione, ma purtroppo per lui e per la Ternana era inadeguato sia sotto il punto di vista atletico che tecnico, almeno per la Serie B. E un ds non può presentarsi in sala stampa dopo aver bacchettato la stampa che solo lui fa il mercato per dire: "Non so che fare, se qualcuno ha la formula magica la porti".

Il mercato di gennaio - Un mercato roboante e altisonante, fatto di grandi nomi in cerca di riscatto o di possibilità. Pagni non si nasconde quando dice che "abbiamo preso i giocatori che volevano venire". Non è certo colpa sua se ha dovuto fare un mercato da penultimo in classifica e se Romizi preferisce fare la riserva a Bari piuttosto che retrocedere a Terni. A quesa squadra mancava l'esperienza, si diceva. Ed ecco i giocatori esperti. Svincolati, fermi da tempo o provenienti da campionati lontani, ma questo caccia il mercato. Non è nemmeno poi tanto una questione di budget perchè il carattere e l'anima non li puoi comprare. E i giocatori devono assumersi le loro responsabilità. PS: Avevamo scritto che il mercato era stato eccellente e la salvezza era possibile. Evidentemente avevamo sbagliato anche noi, alla grande.

Le scelte dell'allenatore - Gautieri è il meno responsabile, se non altro perchè arrivato in una situazione già difficile di suo. Ma sta facendo peggio delle più fosche previsioni e invece che facilitare la corsa salvezza la sta complicando. Non basta adesso dire (o far capire) che con Carbone la squadra aveva lavorato poco e male sia sul piano fisico che su quello tattico. A lui era dato soprattutto il compito di compattare il gruppo, perchè da queste situazioni se ne esce solo con la forza dello spogliatoio e i leader alla Mazzoni per intenderci. E invece sembra che il gruppo si stia sfaldando e cominci a subentrare la rassegnazione. Schierare Diakite e Contini terzini bloccati in uno scontro salvezza casalingo, lasciare Di Noia in panchina, accantonare Petriccione, rispolverare La Gumina dopo 4 mesi così come rispolverare Coppola a Bari, puntare il dito contro giocatori che in settimana lavorano bene e falliscono in campo, sono dettagli.

La piazza divisa - Fino all'avvento della famiglia Longarini la Ternana ha vissuto alterne vicende e fortune, ma sempre con un comune denominatore. I colori rossoverdi erano l'elemento aggregante di tutti gli strati sociali della città. Di Ternana parlavano tutti: il medico, l'avvocato, l'operaio, il disoccupato, la pensionata, lo scolaretto. Uomini e donne, vecchi e bambini, senza distinzioni. Incazzandosi, litigando, chi pro e chi contro Tizio o Caio. Ma mai a nessuno passava per la testa l'idea di non sostenere la squadra. Una città che ribolliva di passione anche ogni volta, e ce ne sono state tante, che fino all'ultimo era in dubbio l'iscrizione negli anonimi e gloriosi campionati di Serie C, quando il Liberati era colmo di passione per un Ternana-Francavilla qualunque. Oggi la piazza è divisa tra "meglio l'Eccellenza che questa dirigenza" e "meglio Longarini che finire in Serie D" ed è senza dubbio questa la sconfitta più grande. Più grande anche della retrocessione in Lega Pro che, francamente, a questo punto è difficile scongiurare. A meno che la squadra non abbia una scossa, ma l'andazzo non sembra proprio quello. E sarebbe ingiusto, per non dire assurdo, scaricare il barile sulla "piazza che non sostiene la squadra". Non passa per l'anticamera del cervello a nessuno, ben inteso. Ma la piazza, il tifo, il cuore pulsante di una città che è sempre stata un tutt'uno con la sua squadra, dovrebbe ricompattarsi a prescindere di chi sta in società. Primo perchè Simone Longarini non passerà la mano a nessuno a meno che non sia lui a deciderlo. Secondo perchè i soggetti che crearono scientemente questa frattura (1 - 2 - 3) sono sì ritornati in società a causa del contenzioso con la stessa in seguito al loro licenziamento, ma se non altro non hanno più un ruolo tale che li possa mettere in relazione con la città stessa. Detto questo, ciascuno è libero di andare allo stadio così come di rimanere fuori per protesta. Ma i segnali di avvicinamento tra le due curve che ormai si ripetono a cadenza quasi regolare possono rappresentare l'unica, e splendida, nota positiva di questa stagione sciagurata.

La retrocessione ormai scritta - A questo la Ternana potrebbe salvarsi solo se lo spogliatoio si compatta (improbabile) in seguito a una scossa di quelle forti. I moduli, gli allenatori, le tattiche sono importanti per carità, ma non sono l'unica cosa che conta. La fortuna te la devi andare a cercare. Gli arbitri sbagliano ma alla fine gli errori si compensano. Quando giochi con il carattere e l'anima, quando hai lo spogliatoio unito, alla lunga, non c'è sfortuna o svista che tenga. Se la situazione resta tale, la Ternana non si salva nemmeno se al Latina tolgono 6 punti, se al Pisa ne tolgono 5 eccetera eccetera. Una cosa a questo punto è irrinunciabile: retrocedere con dignità. La società e Simone Longarini, poi, dovranno fare profondo esame di coscienza. Perchè salvare la faccia non può essere l'unico e il solo obiettivo di chi dispone mezzi economici così ingenti. Si possono ingoiare errori per inesperienza o incapacità. Ciò che non si può perdonare e dimenticare, per fortuna, appartiene a chi era stato messo in società da suo padre quando lui era poco più che ventenne. Che riparta, se tiene davvero alla Ternana e non abbiamo motivi per dubitarlo, senza rinfacciare ai tifosi la storia del lavoro (a proposito, basterebbe darlo a tutti o non darlo a nessuno) e senza tirare il sasso nello stagno della politica per nascondere la mano. Se qualcuno a Palazzo Spada è stato scorretto lo dica. Fino a prova contraria l'Amministrazione Comunale ha sempre speso parole di elogio per la proprietà ed è venuta incontro per trovare un accordo sulla convenzione. Se c'è qualcosa di diverso lo dica. E poi si riparta. Se c'è passione e unità non c'è Lega Pro che tenga. La mazzata della promozione in Serie A buttata al vento nel 2004 ha rovinato, calcisticamente, più di una generazione di tifosi. Ma Terni e i ternani sono un popolo baldo e fiero, che non ama essere preso per il naso...

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