Diventare campione italiano dopo una "pausa" di circa 15 anni non è cosa da tutti. Ci è riuscito Filippo Persichetti, ternano, insegnante e giocatore di Tennis Tavolo e impegnato anche nel sociale. La racchetta in mano fa miracoli, e la regola vale sia per i ragazzi con disabilità che segue giornalmente e sia per lui che con il "ping pong" aveva detto basta, prima di tornare a giocare e festeggiare non più tardi di due settimane fa nella sua Terni il titolo di campione italiano di quarta categoria. Sporterni l'ha incontrato per una lunga e interessante chiacchierata.

Ciao Filippo, ci racconti che effetto fa vincere un titolo italiano nella propria città ?

Vincere il titolo italiano nella mia città, nella palestra dove gioco quasi tutti i giorni, dove sono cresciuto è stato meraviglioso. Tra l’altro non avevo mai vinto un titolo neanche quando giocavo a livelli più alti. Giocare la finale, dopo una sequenza di partite estenuante, capire che stai per farcela, sentire il tifo dei tuoi amici e dei tuoi genitori è sicuramente una bella sensazione, è emozionante. In aggiunta questa vittoria è stata totalmente inaspettata pur partendo come testa di serie n°10. Non avevo di certo la preparazione fisica per arrivare fino in fondo in un campionato italiano di 4 categoria dove competono quasi 500 atleti. In questo momento penso più ad allenare che ad allenarmi. Avevo addirittura preso degli impegni di lavoro per il pomeriggio a cui ho dovuto rinunciare.

Come mai avevi smesso di giocare così a lungo e cosa ti ha spinto a ricominciare?

Ho smesso di giocare a 15 anni. Si sa che l’adolescenza è un periodo critico: a quell’età ho iniziato a distrarmi dagli allenamenti, a rendere meno, in più amavo il calcio e ho cambiato sport. Devo dire che ho anche subito delle ingiustizie a livello federale ma questa è un’altra storia. Fatto sta che non sono mai più entrato al palatennistavolo “A. De Santis” fino all’eta di 29 anni! Pochi anni prima, all’età di 27 anni ho ripreso al racchetta in mano durante un mio viaggio a Pechino, in Cina. In una palestra all’aperto dove c’erano almeno 100 tavoli ho iniziato a giocare con un ragazzo cinese. Da li sono tornato a Roma, dove vivevo, e ho cominciato a riavvicinarmi a questo splendido sport.

Sappiamo che sei molto attivo nel volontariato e con i ragazzi con disabilità. Cosa rappresenta lo sport e in particolare il TennisTavolo per questi ragazzi ?

Il Tennistavolo è uno sport per tutti, e questo è fondamentale per essere uno strumento efficace a livello educativo, riabilitativo e di inclusione. Essendo uno sport altamente inclusivo permette a ragazzi che hanno delle difficoltà di allenarsi, di socializzare, di giocare in palestra con altri ragazzi. Questo è eccezionale. Questo è quello che sto cercando di portare avanti da 2 anni nella palestra 2 del Palatennistavolo “A.De Santis”. Qui dalle 16.30 alle 18.00 per 2 volte alla settimana convivono, giocano insieme, socializzano, a volte litigano una 20ina di ragazzi che si sono avvicinati al nostro sport e a cui provo ad insegnare, insieme al mio collega e amico Simone Cerza. Ogni ragazzo ha un progetto personalizzato che è applicato in considerazione del contesto e del gruppo di cui fa parte. Questo progetto è concordato con i servizi di riferimento, con la scuola e con i genitori. Rispetto a questo devo ringraziare due associazioni che collaborano con noi e che lavorano con gli stessi principi: la polisportiva BARAONDA e l’ASD TUTTINGIOCO.
Inoltre, c’è da dire che il tennis tavolo è stata una delle prime attività sportive ad essere utilizzata come terapia riabilitativa allo scopo di rinforzo muscolare e controllo del tronco per persone che si apprestano ad utilizzare una carrozzina. Da alcuni anni si sta utilizzando anche per la riabilitazione di soggetti con deficit cognitivi. C’è un progetto in USA per quanto riguarda le demenze e l’alzheimer. Io, nel mio piccolo, da psicologo, in collaborazione con la facoltà di Psicologia dell’università “La Sapienza” e la Facoltà di Psicologia de L’Aquila sto valutando l’efficacia del tennis tavolo come potenziamento cognitivo rispetto all’attenzione, alle memoria spaziale, al cambio di prospettiva e alle funzioni esecutive in pre-adolescenti.
Nel 2015 abbiamo avuto un finanziamento da parte del CIP per l’avviamento dell’attività paralimpica. Siamo arrivati quinti ad un bando nazionale. Stiamo cercando di far crescere il settore paralimpico a Terni che a livello nazionale sta emergendo in maniera massiccia sia per quanto riguarda gli iscritti, sia dal punto di vista dei risultati. Infatti alle ultime Paraolimpiadi di Rio abbiamo conquistato due medaglie di bronzo: la friulana Giada Rossi in classe 2 e l’italo-tunisino Mohamed Kalem in classe 9. Credo in un futuro in cui lo sport diventi fondamentale non solo in ambito ricreativo e ludico ma anche in campo medico-riabilitativo e psico-educativo.


Il movimento pongistico ternano è tra i migliori in Italia, specie per quanto riguarda l'organizzazione di tornei ed eventi. Ci parli dei prossimi appuntamenti ?

E’ vero che Terni è un punto nevralgico per il tennis tavolo in Italia. Ogni atleta iscritto alla federazione almeno una volta è venuto nella nostra città per un torneo nazionale, una partita di campionato o per i Campionati Italiani. Terni è importante anche per la qualità degli atleti che sono cresciuti nella nostra palestra. Un ternano, Matteo Cerza, è tra i primo 30 d’Italia. Ed ‘è il punto di forza della nostra squadra di seria A2 che il prossimo anno è una della favorite per la promozione in A1. Abbiamo una squadra di C1 anch’essa con l’obiettivo della promozione in B2. Posso anticiparvi che nella prossima stagione il concentramento di A1 si disputerà a Terni. I migliori atleti in Italia saranno nella nostra città per lottare per il titolo di squadra campione d’Italia. Inoltre si disputeranno varie gare nazionali di categoria e giovanili.

Continuerai a giocare oltre che allenare le nuove leve?

Continuerò di sicuro a giocare e ad allenarmi quando posso e nei ritagli di tempo rispetto alla mia attività lavorativa. Giocherò con la squadra di C1 sperando di raggiungere la promozione. Continuerò a dedicarmi ai giovani per far sì che questo sport cresca e che abbia il riconoscimento che merita, con l’obiettivo di valorizzare la cultura dello sport nei ragazzi e nella comunità.

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