Per anni sugli spalti non c'è stata partita nei sentitissimi derby con il Perugia. Sentiti soprattutto dalla tifoseria rossoverde che riempiva il Liberati e si presentava in massa al Curi.

Meno da quella perugina che negli anni 80 si presentava (come dimostra la foto) in Curva San Martino letteralmente alla spicciolata. Per vedere derby "alla pari" almeno sul piano del tifo abbiamo dovuto aspettare gli anni 90. I più recenti, come noto, sono stati limitati dalle normative che hanno permesso, all'una e all'altra parte, di portare in trasferta al massimo un migliaio di tifosi. Ma a quanto pare anche il prossimo 25 novembre non ci saranno tantissimi perugini al Liberati. Questa la scelta dei gruppi organizzati della Curva Nord del Curi che attraverso un comunicato che inizia con riferimento "all'identità del movimento ultras che sta letteralmente scomparendo sotto i colpi della repressione e delle nuove logiche del calcio moderno" attaccano l'attuale legame tra la storia rossoverde e la nuova proprietà Unicusano.

"Gli ultras e i tifosi tutti devono difendere questi valori o non possono definirsi tali, l’orgoglio e l’istinto di conservazione per la propria storia non può essere messo sul piatto di nessuna bilancia" scrivono i tifosi del Perugia, che evidentemente hanno preso a cuore sin da questa estate ciò che è successo a terni (scritto rigorosamente minuscolo) definita comunque "una piazza del calcio che conta". Ciò che non va giù ai tifosi del Perugia, come se fosse cosa che li dovrebbe riguardare, è "l'accostamento del nome della squadra (e della città) ad uno sponsor, per favorire gli interessi di marketing della società, barattando la storia con interessi economici e pubblicità". E, ancor più grave, come se non conoscessero la storia di Franco D'Attoma.

I tifosi della squadra condannata due volte per calcioscommesse (nel 1980 e nel 1986), che hanno scelto di seguire la propria squadra in trasferta (tranne che a Terni) sottoscrivendo la Tessera del Tifoso si scagliano contro quella che secondo loro "è la massima espressione di un calcio moderno a cui niente importa della passione ma che guarda soltanto al businnes (sic) ". Riconoscendo agli acerrimi rivali rossoverdi l'onore delle armi in quanto "pionieri almeno fino al decennio scorso di uno stile ultras ribelle e antagonista", i tifosi del Perugia manifestano "il più completo sdegno e disappunto per aver lasciato che il nome della propria squadra divenisse uno sponsor, pur di restare nel calcio marcio che conta".

Quindi, in sintesi, niente trasferta il 25 novembre in casa della "UNICUSANO ternana" (chiamata così nonostante la denominazione ufficiale certificata dalla Lega di Serie B con via libera della Figc sia Ternana Unicusano) perchè il passato è passato e oggi "non lo sentiamo più come il nostro derby". Questa stagione i gruppi organizzati della Nord del Curi non saranno presenti al Liberati, in quanto non ritengono di avere nulla a che fare con questa rivalità. Dopo aver ribadito come, nonostante questa vicenda, "il disprezzo per terni e la sua gente sia più forte che mai" il comunicato si conclude con l'affermazione che "la storia, il blasone, la dignità di una tifoseria, o quello che ne resta, non si vendono al miglior offerente".

Morale della favola, a meno di ripensamenti, niente tifosi della Nord e dei gruppi organizzati il prossimo 25 novembre a Terni. Se l'obiettivo era quello di ribadire con la solita arroganza il presunto senso di superiorità cui da sempre i cugini etruschi si sentono portatori, il rischio (per loro) è di uscirne come quelli che a Terni non ci vogliono venire in nome di una "coerenza ultras" tirata in ballo ad hoc, ad uso e consumo personale. Con il risultato di levare presenza e colore a un evento sportivo sentito e che dovrebbe essere una festa per tutta la regione, uscendone con una figuraccia, proprio come succedeva una volta.

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