Quella con il capitano, Andrea Bracaletti, era stata immaginata quale intervista natalizia, con il “botto”. Nell’ultima partita del 2021 il colpo, purtroppo, è rimasto nella canna. Poco male, perché incontrare una persona speciale, quale è Andrea, può servire a riflettere per guardare al futuro con una grossa carica d’entusiasmo: “Niente è stato compromesso, il risultato fra Lama e Narnese c’ha dato una mano, guardiamo, quindi, al lato positivo delle cose, a quanto di buono siamo riusciti a costruire con quello che sappiamo fare. In una stagione, qualche scivolone ci sta, abbiamo subito due sole sconfitte, nessuna netta, non siamo mai stati dominati e comunque in partite combattute. Nell’ultima, siamo stati padroni del campo a lungo, a condannarci sono state alcune ingenuità, oltre la poca precisione. Ripeto, sono cose che possono accadere, importante è mantenere tipo di gioco e mentalità, entrambi giusti”.
Usa toni pacati e convincenti dall’alto dell’esperienza costruita con 500 presenze nei campionati professionisti, toccando città il più delle volte importanti, cui aggiungere una quarantina di gettoni fra i Dilettanti. A quindici anni, allora studente del Majorana, preparò la prima di tante valige. A Genova, sponda Grifone, continuò a studiare le materie scientifiche, anche se, al primo posto, veniva la scuola per essere un calciatore. L’indimenticabile Prof., Franco Scoglio lo portò più volte in panchina, il Genoa di quei tempi era in serie B, ma il personaggio di riferimento resta Fabrizio Gorin, già Campione d’Italia con il Toro di Radice, prematuramente scomparso, tenace e molto carismatico, che ricorda in questo modo:” Da lui ho appreso molto, in particolare, a non mollare mai e a non commettere mai l’errore di sentirsi arrivati. C’è sempre tempo per imparare qualcosa di nuovo, anche alla mia età”.
Tant’è, che se gli chiedi del suo ruolo, la risposta è: “Ancora non lo so. Ho giocato parecchio da esterno, quasi sempre a destra, in un certo periodo sono stato impegnato quale trequartista, ultimamente ho agito da mezz’ala. Anche per una questione d’età, una volta che viene meno un po’ di forza fisica e lo scatto, si emigra verso posizioni dove contano più cervello e senso della posizione”.
Il primo trasferimento, verso le 500 da Professionista, fu verso un paese “straniero”, la piccola Repubblica di San Marino. Poi Cesena, Avellino, nella stagione dove c’erano Napoli, Juve e Genoa, Spal, Cassino, prima dei sette anni con la maglia del Feralpi Salò e fascia da capitano per tre stagioni, Triestina, Calvina Desenzano in periodo di COVID, con alternanza regolare tra serie B e C, eccetto l’ultima in serie D. Tanti luoghi, tutti con un denominatore comune: l’affetto dei tifosi e delle Società per il giovanotto di Orvieto, oggi a pochi passi dagli …anta, babbo di Celeste, bimba dolcissima. La cui mamma si chiama Boriana, a ricordarne la provenienza triestina. Andrea, è lui a dirlo, ha faticato un po’ per strappare l’assenso della mula (ragazza), appassionata di calcio e degli alabardati, come quasi tutti gli abitanti di Trieste: “ Dalle sue parti sono attaccatissimi al luogo natio. Un po’ come me, del resto”.
Abitano in una bellissima villetta: “ Costruita in tanti anni e parecchie fatiche” – sottolinea il Capitano, nato sotto il segno del Capricorno, votato al lavoro duro, e quella che stanno vivendo è la prova generale prima del matrimonio: “ Prova, soltanto per ciò che riguarda la sede di residenza. Siamo in due e la decisione sarà soddisfacente per entrambi, nell’eventualità di un ritorno verso il Nord”.

Andrea, a differenza della maggior parte dei colleghi, ha sempre avuto Orvieto nel cuore e la maglia dell’Orvietana per chiudere la carriera. Dice anche di più: “Ho sempre avuto piacere nel pubblicizzare la mia città, della quale vado orgoglioso, ovunque”.
Forse, non aveva previsto, di indossare la casacca biancorossa in una stagione tanto positiva: “ Non lo sapevo, ma lo speravo. Il progetto della Società, per una risalita a piccoli passi, m’era parso interessante in tempi non sospetti. Dico la verità. Ripartire dall’Eccellenza, senza prospettive, mi avrebbe attratto poco o nulla. Per carità, nessuna presunzione, ma non so se avrei avuto la voglia di tornare ad allenarmi, magari di sera, con il freddo e altro. Nonostante fossi tornato a casa, sarebbero venuti meno gli stimoli e, quando mancano, si rende poco o nulla. Quello che non immaginavo, però, era che tutto si potesse realizzare in modo così rapido”.
L’ambiente somiglia a quello che ricordavi? : “ Tanto e poco allo stesso tempo. Ho ritrovato, con piacere, persone che c’erano già, molte altre nuove. Mi ha colpito la Società, seria e solida, rispetto a come l’avevo presente, con un assetto rassicurante e importante in un momento difficile come quello che stiamo attraversando. Avere un Presidente, quale si sta dimostrando Roberto Biagioli è un bel passo in avanti”.

Custodisce una vecchia cassetta -video, contenente le registrazioni di partite del Torneo di Natale, al Palazzetto di Ciconìa: “ Sono passati più di trent’anni e ho sempre vivo il ricordo delle telecronache. Ho, di nuovo, il piacere di fare un’intervista con te, come ai tempi del Torneo”. Il padre, Spartaco, insieme a mamma Adriana, la tifosa che non le manda a dire, ricordava, di allora, quanto fosse difficile trovare un paio di pantaloncini giusti per il fisico, che più asciutto non si poteva, di Andrea: “ Era sempre una caccia ai calzoncini giusti… che non c’erano”.
Dimmi ancora una cosa. A casa nuova hai scelto il punto dove piantare il chiodo cui appendere, un domani, le scarpine?
“ Spesso ci ho pensato, ma ancora non lo ho fatto. M’era presa, fitta, dopo Trieste, aspettando l’arrivo di Celeste. Non mi convinceva l’idea di continuare in giro per l’Italia, poi, una volta arrivato a Orvieto ho avuto un ripensamento ed eccomi qua. Per adesso ho accantonato l’idea, considerando che, finché reggono il fisico e la testa è giusto continuare a fare ciò che ritieni più bello e appagante. Nel mio caso, giocare al calcio”.
In un domani augurabilmente lontano ti vedremo in un altro ruolo? :
“ Guarda. Fino a poco tempo fa avrei risposto di no, perché non riuscivo a vedermi in nessun altro ruolo che quello di giocatore. Adesso, mi trovi un po’ più possibilista. Farò tutti i passi che servono per divertirsi oltre la linea laterale e, se mi sentirò abile, proverò a intraprendere una nuova strada”.

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