Daniela, a Capodanno del 1999, regalò due gemelli a papà Luciano. Si chiamano Lorenzo e Luca, di cognome fanno Ricci, giocano entrambi al calcio. C’è pure il terzo, Andrea, dieci anni più grande, che ha preferito dedicarsi al calcetto, altrimenti la famiglia avrebbe coperto ogni zona del campo. Luca gioca nell’Orvietana ed è un mediano centrocampista. Lorenzo, all’Ellera da due stagioni, fa il difensore centrale e si avvia a festeggiare la promozione in serie D con la squadra di Corciano. Entrambi studenti, hanno scelto la facoltà di Scienze Politiche. Lorenzo, frequentando la Luiss, ha imparato a conoscere ogni centimetro della tratta che porta da Roma a San Martino in Campo, residenza della famiglia. Luca, più portato a muoversi, alla ricerca di nuove e gratificanti esperienze calcistiche, accusato un piccolo ritardo per conseguire la triennale, ha già pronto il progetto per colmare il gap. Inoltre, rispetto al gemello, custodisce nel cassetto una maglia azzurra, quella dell’Under 20, con una presenza nella Nazionale allora allenata da Paolo Nicolato. Nel percorso calcistico, lo troviamo a Gubbio, Latina, Fano e ora nella città del Duomo. In quella dei Ceri arrivò da under, in una delle rare stagioni di Serie D, poi culminata con il ritorno tra i prof. Alessandro Sandreani, suo allenatore nella Beretti che ritroverà poi nella prima squadra, lo teneva in grossa considerazione, sollecitandolo a rimanere. Il ragazzo accetta i consigli e cammin facendo riuscirà a meritare la stima di altri allenatori importanti, quali Cornacchini e Pagliari. Il Condor, addirittura, lo inserì subito nella rosa, da semplice aggregato per la preparazione.

Il palmares parla di quattro stagioni in serie C con quasi 50 presenze. Tre in maglia rossoblù e una quarta con il Latina. Tutte esperienze, utili a completarne la formazione.
Sostanzialmente, Luca è giovanotto dallo spirito libero. Per cui, all’arrivo della chiamata dall’Alma Fano (serie D), non esitò a rispondere affermativamente. Se gli chiedi quanto sia stato pesante il declassamento risponde in modo franco e schietto:
“Per niente e sono sincero. Vivere in un ambiente dove manca la serenità non è cosa per me. La categoria viene dopo e non mi sono mai pentito di quella scelta. Senza tralasciare che a Fano sono stato veramente bene e conservo un ottimo ricordo del Presidente, come di tutta la Società. MI dispiace sia durata solo un anno, per via di qualche incomprensione tecnica. ”.
Con la parlantina sciolta che si ritrova, forse sarebbe stato un ottimo avvocato. La scelta di frequentare Scienze Politiche, invece, nasconde un’ambizione ancora nella fase di modellatura:
“Nutro un certo interesse per la politica. Quando e se mi sentirò pronto, potrò decidere di impegnarmi in tal senso”.
Raccontaci, almeno qualcosa del tuo credo e quale potrebbe essere uno dei temi di fondo di un eventuale impegno:
“Ho ventiquattro anni e confesso nessun particolare trasporto per la sinistra o per la destra. Detto questo, ho sempre creduto nel dialogo, per cui, non posso pensare a problemi seri, magari lasciati sul tavolo per idee partitiche diverse. Sarebbe giusto, guardare, innanzitutto, al bene comune”.
Chissà se un giorno lo ritroveremo in qualche talk, addirittura assieme a Lorenzo, pure lui appassionato dell’arte del governare. Come già accennato, Luca, nel calcio cerca divertimento e lo stare bene insieme. Alvaro Arcipreti, allora D.G. biancorosso, riuscì a toccare le due corde sensibili per convincerlo a venire all’Orvietana. Il resto lo fece il progetto: proseguire sulla strada di quanto fatto in Eccellenza. La posizione in campo è quella di mediano con il piede mancino, ma la politica non c’entra, almeno fino a tempo addietro:
“Diciamo che, da un po’ ho iniziato a calciare anche con l’altro piede che, prima non usavo neanche per salire sul pullman”.
La carica d’entusiasmo, che aveva, al momento dell’arrivo, rischiò di svanire causa i ripetuti scivoloni nelle prime partite di campionato:
“Le cose non andavano, nonostante, almeno a mio parere, fossimo un gruppo bello e coeso. I risultati non erano dalla nostra parte e iniziò ad aleggiare il rischio di una destabilizzazione delle certezze. Nel calcio il tempo corre veloce, costringendoti, delle volte, a fare scelte anche dolorose. Quali, il cambio del tecnico, nuovi arrivi e partenze di giocatori. Nel nostro caso, il neo insieme ha dato una grossa mano a cambiare, sia le cose, come il nostro stato d’animo”.
E’ convinzione generale della grande considerazione riservatagli dal tecnico Fiorucci. C’è, perfino, chi arriva a pensare che potrebbe metterlo in campo anche con una gamba sola…..
Interessante conoscere come lui valuti i carichi di responsabilità: pesanti o gratificanti?
“Se così fosse, per come la vedo io ne farei carico molto volentieri. Il mister, dal primo giorno, non fa che ripeterci il suo motto: credere in ciò che si fa, per trasformare l’impossibile in realizzabile. Era così, al momento del suo insediamento, abbiamo cercato di far nostro il suo pensiero e adesso va un po’ meglio. E’ chiaro che, le parole non bastano e dobbiamo proseguire con i fatti”.
Chiediamo a Luca se, tra gli obiettivi personali ci sia il secondo goal, dopo quello, lontano, in Coppa:
“Sai, c’ho pensato più di una volta. Però, dovessi scegliere tra realizzarne uno o servire un assist vincente a Simone (Tomassini n.d.r.) propenderei per il secondo”.
Per fortuna dell’Orvietana, al momento non divide il cuore tra amore e professione. E’ tutto biancorosso e rimarrà tale almeno fino all’8 di Maggio. Prima del commiato, due parole “di peso” per la partita con il Città di Castello:
“Dopo Ponsacco la nostra condotta dovrà modificarsi. Nel senso che, non sarà più di rincorsa ma di tutela della posizione. Non cambierà il nostro atteggiamento, perché dovremo impegnarci come e più di sempre. Per le condizioni in cui è venuto a trovarsi il Città di Castello, siamo obbligati a prepararci a una partita durissima, dall’esito non scontato. Teniamolo bene a mente. Altrimenti, quanto fatto fino ad adesso, potrebbe rivelarsi inutile”.

Foto: Orvieto Sport

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