Orvieto cenerentola dell’Umbria? Non è sempre così, almeno quando si tratta di essere veloci. Come nella marcia, dove due orvietani doc, Romolo Pelliccia e Valeria Pedetti si trovano all’apice delle classifiche europee e mondiali. Stavolta non si parla di giovani promesse ma di persone adulte e abbastanza là con gli anni, come nel caso di Romolo. E’ nato nel 1936, è sulla strada degli ottantadue, gareggia nella categoria master, cui, per regolamento si accede al compimento dei 35 anni d’età. Vanta un albo d’oro addirittura impressionante, nel quale sono compresi 98 titoli italiani, 26 europei e ben 8 allori mondiali. E’ anche detentore del record mondiale sui m. 10000 all’aperto, stabilito proprio a Orvieto. Che, a detta dei due che se n’intendono, possiede la migliore pista di tutta l’Umbria e oltre.
Valeria, che viaggia poco oltre i quaranta, ha messo insieme, fino ad ora, sei titoli italiani e altrettanti europei. E attenzione, perché, solo in Italia, i praticanti che affollano le riunioni master sono oltre 5000. Numeri che servono a riflettere e a porre la domanda che sorge spontanea.

Nella nostra città, la vostra popolarità è pari alla portata delle affermazioni?

Per Romolo non ci sono dubbi:” La nostra popolarità è senz’altro maggiore all’esterno. E’ un dato di fatto che ho toccato e posso palpare ogni qualvolta ci presentiamo alle gare, fuori dei confini nazionali. , la prima frase con la quale siamo accolti, sempre in tono affettuoso. Orvieto, forse, risponde in modo un po’ più distaccato e non mi riferisco ai semplici cittadini”.

“Tutt'altro – interviene – Valeria. Specie negli ultimi due anni l’interesse di amici, conoscenti e semplici concittadini è cresciuto notevolmente. Il telefonino, i social e quanto altro fanno sempre il pieno. Certo, all’estero, le attenzioni colpiscono di più”.

Vestire la maglia azzurra è un privilegio per pochi. A voi indossare quella maglietta che effetto fa:

“Fantastico, è la risposta. Ancora più emozionante salire sul podio e ascoltare le note dell’inno di Mameli. Provi una sensazione davvero irripetibile”.

Oggi, viaggiate entrambi sulla cresta dell’onda e, agli occhi del profano, tutto appare facile. Penso, non sia stato sempre così. Torniamo agli inizi. Quando e come avete intrapreso questo percorso..

“Dico, da sempre, perché l’ho fatto con una certa continuità – risponde Romolo. E’ qualcosa che sento dentro. Prima della marcia sono stato cicloamatore, tra i fondatori del Ciclam Orvieto e anche del calcio a 5. Una disciplina, quella del calcetto, per la quale ho ricevuto un riconoscimento ufficiale della FIGC, del quale vado fiero e che conservo gelosamente e . Non sono un tifoso, mi sento proprio uno sportivo”.

Per Valeria, l’incontro con la marcia è meno datato:

“E’ successo nel 2011. In precedenza avevo praticato molto il tennis e, prima ancora, ero stata nell’atletica, mio primo amore. Facevo mezzofondo e non ero granché attratta dai marciatori, che osservavo in allenamento. Dopo la seconda gravidanza ho ripreso, fino a cedere alle richieste di Romolo per una prova della marcia. Lì per lì era parsa una semplice influenza, poi, anche grazie ai consigli di quello che considero il maestro, ho capito che la cosa poteva diventare veramente seria. Quando, nell’estate del 2012, mi fu proposto di esordire ai campionati italiani ero un po’ titubante. Accettai e oggi sono felice di averlo fatto”.

Romolo precisa:” Con Valeria, che già aveva fatto sport, non è stato difficile. Non partiva da zero e il piacere che provava nel praticare questa nuova disciplina ha fatto il resto. Poi ti dico un’altra cosa. Se avesse iniziato anni prima, oggi sarebbe con noi un’ex campionessa junior e senior. Sono pronto a sottoscriverlo. Poi, non trascuriamo che era sempre disponibile ad alzarsi alle sei del mattino”.

Spieghiamo che, entrambi, hanno cognomi famosi nel commercio del centro storico, dove gestiscono avviate attività commerciali. Che seguono direttamente Valeria assieme alle sorelle, Romolo con figlia e consorte. La giornata è piena d’impegni, dalle otto inizia l’attività ufficiale, ma, dall’allenamento quotidiano non si prescinde. Alle sei del mattino si va in Confaloniera, palestra prediletta dai due marciatori. Certo è, come già detto per Valeria, che se anche Romolo avesse iniziato prima in modo un po’ più professionale, il suo percorso agonistico avrebbe avuto altri sbocchi:

“ Credo sia vero. Inizialmente facevo la spola tra Orvieto e San Lorenzo Nuovo, dov’è nato, con un’applicazione altalenante. Nell’atletica se non ti alleni con continuità ottieni poco e anche le società alle quali mi ero avvicinato non disponevano di soggetti specializzati in una disciplina molto particolare”. Tradotto, avesse incontrato, di quei tempi, le persone giuste, avremmo avuto quale nostro interlocutore un atleta di primissimo piano anche in campo internazionale, ormai in pensione".

E’ luogo comune identificare la marcia quale parente povera dell’atletica che conta:

“Sì. Però se oggi una società trova un marciatore in gamba scopre un mondo nuovo, pagato a peso d’oro. La marcia è importante, ma bisogna saperla fare. C’è la tecnica, ci sono i giudici, insomma è complessa”.

Valeria, oltre che atleta e commerciante è mamma di due bellissime figliole. Emma Fatone, la più piccola, pare avviata verso una carriera promettente. L’altra, per adesso, ha messo lo sport un po’ in disparte, concentrandosi su importanti obiettivi di vita. Che diciamo dell’atleta?

“Per il momento sta andando molto bene e in più discipline. Fa sport con piacere ed è molto costante. Ha già ottenuto risultati che vanno oltre la normalità. Mi fermo qui, perché ha soltanto dodici anni e le abitudine e i gusti, a quell’età, possono cambiare”.

Il piacere che si prova nel praticare qualsiasi disciplina è alla portata di tutti. Fare risultati è una qualità riservata a pochi. Il fisico mette del suo, anche se le limitazioni, specie quelle sul piano alimentare, non sono poi così rigide Nel caso di Romolo, il suo equilibrio biologico è davvero particolare:

“Ho un ematocrito molto alto, valore 53, al disopra del normale. Addirittura oltre quello ammesso per gli atleti. Nel mio caso è regolare, perché non artefatto. Ho il certificato che lo attesta. La frequenza del polso, in condizioni di riposo, è intorno ai quaranta battiti. Nelle gare, i primi km sono i più difficili. Quando tutto va a regime, è un’altra cosa. Non a caso, sono solito venire fuori alla distanza".

Volontà, costanza, passione, spirito di sacrificio, sono gli ingredienti con i quali, a giudizio di Valeria, si può arrivare in alto. Ritiene inoltre, che, per una donna, o almeno per lei, sia ormai difficile o impossibile fare a meno dello spazio adesso occupato dalla marcia. Arriva a dire che, dovesse ricevere qualunque tipo di proposta, professionale o di altro genere, con il rischio che vada a incidere sulla vita quotidiana, sarebbe presa in considerazione a patto la compatibilità con lo sport preferito.

Tanto Romolo Pelliccia, quanto Valeria Pedetti amano rispettare una massima, quale continuo punto di riferimento. Per il plurimondiale, il detto scelto è: vado sempre per vincere:

“Proprio così, lo ammetto. In gara, faccio sempre di tutto per non essere secondo ad alcuno. Quando marcio, mi disturba star dietro, per cui ho sempre fatto in modo di non concedere niente agli avversari. Da diversi anni mi sta andando bene e spero di poter continuare così”.

Il motto caro a Valeria, un po’ meno diretto, si sta anch’esso rivelando efficace:

“Stare sempre con i piedi a terra, ma volare via volante. Che è un po’ quello che accade sempre nella vita: nulla può impedirti di sognare”.

Si è fatto tardi, è ora di aprire i negozi. In un cantuccio, però, è vivo il pensiero che marcia verso Malaga, sede dei prossimi mondiali.

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