Presidente, ricordo che lei indicò quale obiettivo primario il divertimento. Lo ritiene raggiunto?
“Nella prima parte di campionato, dopo l’arrivo di Fiorucci, certamente sì. Un po’ meno dopo, quando abbiamo iniziato a farci male da soli, non è più stata la stessa cosa, anche se le sconfitte non arrivano alle dita di una mano. Bisogna dire, però, che i fattori esterni non ci hanno aiutato. Penso alle trasferte di Lama, alle partite in casa con Spoleto e Pontevecchio, dove mancano punti importanti, ma non è dipeso da noi”.
E da chi, Presidente?
“Mah, non voglio tornare a ripetermi, chiamando in causa gli arbitraggi. I direttori di gara fanno parte del gioco e, se decidi di giocare, devi metterne in conto l’età, sono tutti giovanissimi, la scarsa esperienza, certi atteggiamenti, un modo di fare teso a scimmiottare i colleghi delle serie professionistiche con almeno una quindicina d’anni di attività in più. Escludendo la malafede, dico soltanto: gli arbitri sono questi, impariamo a tenerne conto. Sempre riguardo alle cause esterne, mi ha dato veramente fastidio la condotta, poco lineare, di alcune Società, partite di gran carriera e finite in secca a metà percorso, gestendo le partite restanti in modo poco decoroso, rendendo, ma è il mio pensiero, meno vero il campionato. Noi, nel lavoro e nello sport, siamo abituati in maniera diversa, onorando gli impegni a costo di grossi sacrifici, cercando di adempiere, nel modo più onesto possibile, agli accordi. Tornando alla domanda iniziale, al di là di quanto sento dire in giro, l’obiettivo era la salvezza e così è stato, ma con un po’ di ritardo”.
Nell’ultimo periodo è stato vicino alla squadra più del solito. Crede sia servito ad apprendere qualcosa in più?
“Di questo devo essere grato a Fiorucci, per le numerose serate passate assieme. Parlando con il mister, sono entrato più al dentro dei meccanismi che regolano la vita della squadra, dal martedì alla domenica. Ritengo di aver acquisito qualche conoscenza e competenza in più, ma non mi va di parlarne in questo momento. Più avanti proverò a mettere in pratica ciò che ho realizzato. E’ chiaro, non sono cose che attengono alle partite, la cui gestione è solo dell’allenatore, ma a ciò che avviene fuori dal campo”.
Silvano Fiorucci, tecnico delle tre salvezze, è il primo punto fermo per il prossimo futuro:
“Ma sì, è fuori da ogni dubbio. Semmai, ne parlerò con lui anche fra poco, dovremo valutare il suo ruolo. Consideriamo la sua professionalità e la sua esperienza un valore aggiunto e proveremo a trarne il massimo. Non escludo, a priori, un incarico da direttore tecnico, ma solo per sgravarlo un po’ delle tensioni domenicali. Quest’anno ha avuto un ottimo rapporto con Ciccone, il cui apporto è stato apprezzato molto. Gianfranco, che conosco da oltre dieci anni e lo considero uno di noi, gode della massima stima. Ha seguito la prima squadra giorno per giorno, oltre ad allenare alla juniores, portata ai play off. Valuteremo pro e contro per proseguire l’abbinamento”.
Veniamo alla squadra, promossi e bocciati:
“ Voglio togliermi, subito, un sassolino dalla scarpa. Non ho apprezzato alcuni atteggiamenti, sia caratteriali che comportamentali. Vado anche oltre: senza un allenatore dello spessore di Fiorucci, forse, non avremmo raggiunto neanche la salvezza. Ma non desidero alimentare ulteriori polemiche”.
Qualcosa dica, però, altrimenti si rischia di sparare nel gruppo:
“Valutando i tre acquisti del mese di Dicembre, sono convinto che non siano serviti a far meglio. Abbiamo avuto buone risposte dai giovani, tra i quali segnalerei Raffaele Cotigni, per la crescita quale calciatore e per l’attaccamento verso la maglia. Poi Frellicca, del quale condivido l’amarezza per aver avuto meno spazio a causa degli infortuni. E ancora Perquoti, guadagnatosi il posto a costo di grossi sacrifici e diventato una certezza. Ci sono anche Sganappa, Gulino, Fastella, Caciolla, gli ultimi tre rallentati da acciacchi vari, Bernardini, ragazzo serio, che ha disputato l’ultima parte di campionato ad alto livello. Qualche altro,pur ben remunerato e forsanche per nostre colpe, non ha reso per quello che c’aspettavamo”.
Già che ci siamo, dia un voto anche a tutto il personale che ruota intorno alla squadra:
“ Guarda. Per mia abitudine, all’organizzazione assegno un voto sempre alto. Non perché siamo fenomeni, ma, avendo frequentato, in questi anni, luoghi e categorie diverse, difficilmente ho trovato di meglio. Anzi, alle volte diventiamo troppo bravi e qualcuno che arriva da fuori, meno intelligente, prova ad approfittarne. Insomma, se dai la mano, ti prendono anche il braccio. Intorno all’Orvietana, ruotano alcune decine di persone, includendo il settore giovanile. Ognuno riceve il suo piccolo rimborso che, moltiplicato per il numero di addetti, fa una cifra. Ormai, una società sportiva che serve una fascia dai 5 anni agli over della prima squadra, va gestita con la stessa oculatezza di un’azienda. Se perdi il controllo o trovi qualcuno, pronto ad adagiarsi per situazioni consolidate dal tempo, i conti saltano presto. Poi ci sono i mezzi di trasporto con le assicurazioni,le tasse di circolazione e una manutenzione che deve essere la più regolare, perché portiamo in giro dei ragazzi e non possiamo scherzare.
Domenica scorsa ha affermato che, la squadra da costruire sarà a formato di borsa:
“ E’ così. I tempi continuano a essere difficili, siamo sempre io e i soliti amici, che non finirò di ringraziare, a tirare la carretta. I soldi sono pochi e, se questa esperienza dovesse aver termine, le conseguenze, anche sul piano sociale, sarebbero gravi. Noi riusciamo, attraverso lo sport, a fornire un contributo migliorativo alla maturazione di tanti giovani. Non dico che, se smette Biagioli, finisce tutto. Preferisco rinnovare la richiesta, a farsi avanti, di eventuali interessati. Sono pronto a farmi da parte, continuando ad assicurare il mio supporto. C’è anche la convinzione, sbagliata, che il settore giovanile guadagni. Ma non è così. Gli introiti sono utilizzati per le migliorie, a rendere più efficace e efficiente il lavoro sui giovani”.
Insomma c’è chi pensa alla gallina con le uova d’oro:
“Sembrerebbe di sì. Pensa, mi hanno riferito di una visita agli impianti sportivi effettuata, non so con quale autorizzazione, da alcune persone arrivate da fuori, interessate, sembrerebbe, ad un accordo per la gestione degli stessi”.
Che fine ha fatto la famosa convenzione di cui, ogni anno, si parla per qualche mese, che poi, regolarmente, finisce nel dimenticatoio?
“ Non si è ancora arrivati a nulla. Ma non voglio essere frainteso. Il Comune e per esso le varie amministrazioni, passate, presenti e future, si sta adoperando e spero continuino a farlo, chiunque vinca le prossime elezioni. Va cambiato, semmai, il sistema di lavorare. Non è più pensabile programmare interventi strutturali e quant’altro, senza la partecipazione di chi vive, ogni giorno, la realtà dello sport. Le decisioni vanno prese, soltanto dopo una riflessione approfondita a monte, basandosi sulle necessità reali e su quanto la pratica sportiva può funzioanre da supporto allo sviluppo economico della città. Per esempio, se c’è un evento importante, che porta gente a Orvieto, sarà l’Amministrazione a doversi occupare dell’organizzazione di quei momenti di svago, culturali o d’altro genere, in grado di interessare, trattenendolo in città, chi è al seguito degli sportivi “praticanti”.
A proposito, cosa pensa delle voci più o meno ufficiali che darebbero, abbastanza prossima,la costruzione del nuovo Palazzetto dello Sport alla Svolta, con una capienza di qualche migliaio di persone, in un ambito da cittadella dello sport?:
“Se devo essere onesto, visto il periodo, mi sembra più uno spot elettorale. Però, ove esistessero basi solide, sarei senz’altro favorevole, pregando gli amministratori di coinvolgere, da subito, nel progetto, gli imprenditori orvietani. Storia dimostra, come un ente pubblico non possieda risorse sufficienti per il dopo, con il rischio, alto, di nuove cattedrali nel deserto. Una compartecipazione tra pubblico e privato la giudico quantomeno indispensabile”.

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