Il mondo del calcio, anch’esso investito dall’uragano coronavirus, sta provando a rialzarsi. Le società di serie A sono già tornate negli impianti, quelle dilettantistiche attendono lumi. Le ultime dichiarazioni, rese dal Presidente della LND Sibilia, parlano di contributi a fondo perduto promessi dal ministro dello sport Spadafora, proprio a favore delle società dilettantistiche. Nulla si sa su quando, sul quanto e cosa contemplerà l’ennesimo protocollo, contenente le indicazioni sui comportamenti. C’è anche la presa di posizione dei medici sportivi, i quali, come altri, temono di ritrovarsi con il classico cerino in mano, tema che interessa, anche di più, i dilettanti, la cui struttura organizzativa non sempre prevede nello staff un medico sportivo. Le regole, fino ad oggi, a quanto sembra, non ne prevedevano l’obbligo e, per la tutela sanitaria, era permesso affidarsi anche a medici generici. I quali, erano il più delle volte, appassionati dei colori sociali del paese o della città, fornivano, spesso, le prestazioni a titolo gratuito. Adesso le cose cambiano e questo potrebbe essere, se non l’unico, un altro dei problemi da affrontare. Per non parlare dell’adeguamento degli impianti. E’ sufficiente far mente locale sulle condizioni dell’ambiente spogliatoio di moltissime cittadine, ove si pratica il calcio, per rendersi conto di quanto sia ripida la salita per tentare di arrivare a una ripartenza secondo le nuove regole. Qualcuno, potrebbe, giustamente, obiettare, come mai, fino a fine Gennaio 2020, sia stato possibile il rilascio del permesso alle società di utilizzare ambienti non a rigore con le normative vigenti. La prassi del “chiudere un occhio e pure uno e mezzo” era quasi una regola, consentendo a tanti giovani di praticare, comunque, lo sport, come alla federazione o ai vari comitati di incrementare il numero delle società e gli introiti conseguenti il pagamento di tasse di iscrizione e altri balzelli. Orvieto, rispetto a tante altre realtà, ha un polisportivo dove, almeno una parte degli ambienti, nella zona antistadio, è stata realizzata di recente. Il Presidente dell’Orvietana, Roberto Biagioli ricopre l’incarico da diverse stagioni e non manca d’esperienza. Lo stesso dicasi per il tecnico attuale, Silvano Fiorucci (nella foto), che può vantare oltre 300 panchine in categorie superiori, oltre a tre salvezze andate a buon fine con i biancorossi, che diventano quasi quattro con quella dello scorso anno dopo l’infelice partenza con Zampagna e l’Orvietana in corsa per i play off adesso. Li abbiamo ascoltati, per un parere da addetti ai lavori, analizzato da un punto diverso dell’osservazione:

FIORUCCI: "Innanzitutto un caro saluto agli sportivi orvietani e a Orvieto, città alla quale dopo quattro avventure calcistiche sono molto affezionato. Quella migliore, l’attuale, si è interrotta per questa maledetta pandemia che, di là dall’aspetto calcistico, non ci voleva proprio a livello umano. Il calcio alla fine ripartirà, ma a condizioni molto diverse e la partita si giocherà molto sull’aspetto sanitario. Fino a ieri, come anche tu hai fatto notare, la situazione era gestita, sempre o quasi, in modo amichevole. Da domani, quando tutto sarà disciplinato, diverrà molto più difficile, anche per gli aspetti penali che si vanno prefigurando e che coinvolgono i medici e le Società, senza distinzione di categoria. Si parla di presidi sanitari e distanziamenti, capaci di mettere in difficoltà la maggior parte dei club. Il calcio è uno sport di contatto e posso solo augurarmi si riveli corretta la teoria di un medico italiano quando afferma che, calando i ritmi di gioco, i contatti sono in netto calo man mano che si scende di categoria. Ma, è comunque una magra consolazione. Anche a Orvieto, dotata di attrezzature sportive invidiabili, i doppi, tripli turni di allenamenti sono inevitabili e coinvolgono dai più piccini ai più grandi. E gestire anche tale situazione, in modo diverso, finisce per creare altri problemi. Figurarsi dove le Società dispongono di impianti a capienza inferiore. Sinceramente, ripartire adesso lo considero utopistico, come vedo altrettanto dura una ripresa delle attività ufficiali a Settembre. Noi dell’Orvietana, per essere sinceri, non ci siamo mai fermati, adottando una sorta di Smart working, fatto di collegamenti in video con i ragazzi e l’assegnazione giornaliera di un programma specifico. Però, lo abbiamo fatto più per spirito di solidarietà e rispetto verso la Società che per convinzione di una ripresa del campionato, oltre che per dar modo ai giocatori di essere pronti per l’inizio del prossimo torneo, perché anche la pandemia avrà una fine cui seguirà un inizio, mi auguro, abbastanza simile a quello bruscamente interrotto. Ricordo una sera di Febbraio, ero a cena con il Presidente dall’amico Riccardo e in televisione parlavano dei nuovi ospedali in Cina, assemblati in dieci giorni. E’ da lì che iniziai a prendere coscienza sulla gravità del problema che ci ha poi travolto e verso il quale non eravamo preparati. Dico questo, per avvalorare l’ipotesi che il prossimo calcio non potrà essere eguale, in quanto le Società disporranno di minori risorse, per cui ritengo essere più probabile un calcio a chilometri zero, fatto con ragazzi del posto che potranno anche docciarsi a casa. E ciò sarà un bene per l’Orvietana che ha un settore giovanile molto fornito".

BIAGIOLI: Credo che, nelle prossime ore, arriverà l’annuncio ufficiale che chiuderà le attività della stagione. Non poteva essere altrimenti e non sarà certo l’Orvietana a mettersi di traverso, contestando la decisione. Basta avere occhi ed orecchie per intendere su ciò che sta succedendo nei club maggiori, dove più di una società è giunta ad un passo dal fallimento, per trarre la conclusione che noi dilettanti avremmo già dovuto definire da tempo la cessazione. So che, alcuni Presidenti, sono pronti a contestare quanto sarà ufficializzato riguardo promozioni, retrocessioni e ripescaggi d’ufficio, ma noi non saremo tra quelli. Dobbiamo preoccuparci, semmai, di trovare un accordo fra tutte le parti interessate, Lega, Club, Amministrazioni a tutti i livelli, per verificare se sussistono le condizioni per ripartire con la nuova stagione. Ciascuno dovrà fare il suo. Non è pensabile, per fare uno sport praticato a tutte le età, a livello dilettantistico, che un Presidente sia assimilato ad un imprenditore, a rischio di sanzioni penali, il cui dipendente contragga il virus durante l’attività lavorativa. A ogni cosa c’è un limite e se qualcuno intende perseguire tale strada, le Società, con a capo un Presidente, resteranno veramente poche. Le Amministrazioni, solitamente proprietarie degli impianti, dovranno darsi da fare per rendere i locali idonei alla ripresa della stagione sportiva, nel rispetto dei tanti protocolli, perché, fino ad oggi, uno non è mai stato sufficiente, a essere esaustivo. Quanto a eventuali contributi, dovremo capire fin, dove arriverà l’esonero dei pagamenti delle varie tasse e cartellini. Se poi, le amministrazioni regionali e quella centrale decideranno una sovvenzione a favore delle Società quale contributo ai nuovi adempimenti, vedremo il da farsi. Penso alla figura del medico da inserire nell’organico, come all’acquisto di presidi di prevenzione per tutti i tesserati. Insomma, vogliamo chiarezza, altrimenti, pur a malincuore, potremo decidere di ritirarci. Sia chiaro e lo abbiamo già dimostrato in passato, che l’Orvietana è abituata a fare le cose in modo direttamente proporzionale alle risorse. Non avremo problemi a disputare campionati con solo giovani del posto, come non ne abbiamo avuti in questo momento, decidendo di rifondere quelle famiglie che avevano già saldato le quote per le attività dei più piccini. Aspettiamo la convocazione di un tavolo di lavoro allargato. Poi valuteremo il da farsi".

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