Questo è il momento in cui, inevitabilmente, s’incrociano addii, arrivederci, ben arrivati. La serie D ha il suo prezzo e la splendida Orvietana “versione Eccellenza” si è vista costretta a un riassetto, peraltro sportivamente doloroso. La lista dei non facenti più parte è abbastanza lunga e va così riassunta: Frola, Cotigni (nella foto), Sciacca, Fapperdue, Keita, Flavioni, Boninsegni, Perquoti, Barbini. Minuti più, o meno, tutti giocatori che si sono guadagnati sul campo un pezzettino dello Scudetto Umbro. Fapperdue e Sciacca, a giudizio dell’ambiente, Arcipreti compreso, il cui comportamento è sempre stato degno d’esempio, da veri professionisti, meritano la lode. Sarebbero restati ma problematiche diverse, non legate al “vil denaro”, ne hanno decretato il distacco. Si ritroveranno, insieme, al Massa Martana, dove, forse, saranno raggiunti da Flavioni. Altro giocatore da menzione particolare per rendimento e condotta, tradito dall’anagrafe, seppur molto giovane, che ha sempre condizionato la costruzione delle squadre di serie D, dove vanno in campo quattro fuoriquota. Raffaele Cotigni, il ragazzo con più anzianità di servizio nel club orvietano, è già giocatore del San Venanzo, dove ritrova Riccardo Fatone sulla panchina, suo grande estimatore. A chi segue l’Orvietana non fa mai piacere l’allontanarsi di un orvietano doc. . Senza entrare nei dettagli, rimanendo nell’ambito prettamente sportivo, il giovane macellaio merita il più grosso in bocca al lupo per la nuova avventura. Avrà modo di rifarsi da una parte, confermando con continuità le qualità che gli vengono assegnate e, magari, tornare a vestire, da vincitore, la maglia che ama di più. Di Carmine Frola, pure lui bruciato dalla carta d’identità, verranno ricordate, oltre quelle tecniche, le qualità umane quale segno di distinzione. E’ ancora alla ricerca di una sistemazione sportiva e le buone referenze dovrebbero aiutarlo. Aboubakar Keita è già entrato nei ranghi della Romeo Menti, raggiungendo il fratello. In tutta franchezza, il doppio salto all’indietro è parso eccessivo, senza nulla togliere alla serietà e all’organizzazione della Società di Allerona Scalo. Abou, per averlo conosciuto in maniera meno superficiale rispetto ad altri, negli anni trascorsi a Orvieto, avrebbe necessitato la prosecuzione di un lavoro di base, già impostato da Silvano Fiorucci. Altre priorità, via via sopravvenute, non hanno consentito il completamento del lavoro. Difficile identificare se, le attuali, siano le intere potenzialità. Marco Boninsegni, in gruppo nell’ultimo periodo, al termine della riabilitazione da un serio infortunio, è meritevole, pure lui, di elogi per la celerità dell’inserimento, per il contributo d’esperienza e la correttezza comportamentale. Dicasi, altrettanto, per Marco Barbini. Sempre rispettoso delle regole, pur giocando poco, ha fatto spogliatoio, pronto a rispondere a ogni chiamata, anche in un ruolo diverso da quello preferito. Riccardo Perquoti, coraggioso nel rimettersi in gioco ad inizio stagione, non ha avuto la fortuna dalla sua parte. A fermarlo è stato un infortunio, con successivo intervento chirurgico, per mandare in fumo le speranze del ragazzo di Castiglione che arrivava agli allenamenti con il camion nelle pause di lavoro.

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