Il Tabellino

ORVIETANA – LAMA 1 0
ORVIETANA: Frola, Lanzi, Flavioni, Guinazu, Greco, Fapperdue, Cotigni (83’ Barbini), Guazzaroni (68’ Di Patrizi), Sciacca (60’ Vicaroni), Bracaletti (64’ Proietti), Keita (60’ Biancalana). All. Ciccone
LAMA: Migni, Catacchini, Volpi, Morvidoni (13’ Bernicchi), Borgo, Mambrini, Mancini (68’ Poeti), Benedetti (88’ Rossi), Landi (46’ Bartolucci), Valori, Bartolini. All. Farsi
Arbitro: Marco Ferrara di Roma 2 (Vagnetti – Proietti)
Marcatori: Keita 36’
Note: Esp. per proteste Bartolucci al 52

E sono cinque, ultima l’odierna con il Lama, le affermazioni che mantengono l’Orvietana in testa alla classifica. Si è disputato il turno infrasettimanale e, prima di ogni altro, va ringraziato il pubblico, presente in buon numero nonostante la giornata lavorativa. Tante le facce di ritorno che non si vedevano al Muzi da molti anni e, pure questo, è un altro bel segnale. L’altro l’ha dato la squadra, un po’ meno brillante del solito, leggermente sulle gambe per il poco tempo intercorso dall’impegno precedente e sulla quale il “peso” del primato finisce per causare, inevitabilmente, l’innalzamento della pressione nella testa dei giocatori. Dimostratisi, ad ogni modo, bravi, al cospetto di un avversario ostico com’era nelle attese. Il Lama, oltre l’ottima qualità dell’organico, ha, sulla panchina, un allenatore, Farsi, cui riesce, molto bene, non far giocare gli altri. Sanno coprire bene gli spazi e conoscono gli obiettivi sui quali esercitare n controllo puntuale, quanto aggressivo. Va detto della poca fortuna dei lamarini, costretti a rinunciare a un giocatore di prestigio, qual è Morvidoni, costretto a uscire dopo meno di un quarto d’ora per una ferita alla testa, riportata in uno scontro con Borgo, suo compagno di squadra. E vanno pure ricordati alcuni episodi accaduti in area di rigore. Iniziando dall’atterramento, sospetto, di Sciacca al minuto 21, proseguendo con un presunto fallo di mano compiuto da Catacchini su un tiro ravvicinato di Guazzaroni, che ha protestato in maniera veemente, arrivando al contatto Guinazu e Valori, stavolta in area biancorossa, non valutato da penalty, dall’arbitro, Marco Ferrara, di Roma 2. Un episodio, con il gioco fermo onde permettere di soccorrere Valori, che scaldava gli animi agli ospiti. A farne le spese, Bartolucci, in campo da soli 7’, le cui proteste, ritenute esagerate dal direttore di gara, ne provocavano l’espulsione diretta. Per l’Orvietana, già superiore nel primo tempo per volumi di gioco e occasioni favorevoli, in vantaggio dal 36’, grazie a Keita, si creavano le condizioni per chiudere la partita in modo definitivo. Molto bello il gol di Keita che chiude un’azione partita dalla destra, Entra in area dopo un veloce scambio con Sciacca, è resiliente al tentativo di ritorno del difensore ed è molto lucido nello scaricare la palla tra palo e portiere ospite. Gol che coronava una buona intuizione di Ciccone, che, poco prima, aveva chiesto a Bracaletti e Aboubakar di invertire i ruoli. Sciacca, al rientro dopo la squalifica, ha provato, in tutte le maniere, a farsi perdonare. Intento riuscito, per il suo tenere, sempre in allerta, la retroguardia del Lama, per la disponibilità a giocare coi compagni per la squadra, per la vigoria nel tentare di vincere tutti i contrasti. Un portamento dal quale ha ricevuto parecchie botte. Una, in particolare, per portarlo alla sostituzione. La cerniera a protezione di Frola si è confermata splendida realtà. Di Greco e dei difensori già si sapeva. Va annotata, semmai, la crescita di Cotigni, più padrone dei propri mezzi e nella condizione di leggere e riflettere sulle varie situazioni di gioco nelle quali viene a trovarsi. La chiusura, definitiva, della partita, era rinviata di volta in volta per gli errori sottoporta dei giocatori biancorossi. Fapperdue era ispirava e conduceva una ripartenza spettacolare, sbagliando poi la conclusione finale su un invitante cross di Bracaletti. Un tentativo di Flavioni mandava la sfera a un palmo dall’incrocio. Biancalana, solo davanti al portiere, non riusciva a inquadrare la porta. Al Lama non bastavano i cambi e l’atteggiamento finale “alla garibaldina”.

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