“E’ giusto fermare le partite quando si verificano episodi di razzismo negli stadi. Non solo, ma bisognerebbe adottare anche uno ‘schema’ che coinvolga e valorizzi al meglio la parte sana della tifoseria, che diventa così lo strumento piu’ efficace per combattere questo fenomeno”. Così Ferruccio Taroni, presidente dell’Andes, l’Associazione Nazionale Delegati alla Sicurezza, nell’ambito del ventesimo congresso nazionale Andes, che si è svolto a Roma martedì 22 gennaio nella sede dell’istituto Don Calabria e che ha ospitato anche il convegno dal titolo “La sicurezza nelle manifestazioni sportive: responsabilità a confronto”.

La rielezione – Al congresso c’è stata la scelta del nuovo presidente: lo stesso Taroni è stato rieletto per il suo terzo mandato. Durante il convegno poi sono stati affrontati i tanti temi attuali che riguardano la sicurezza negli stadi. All’evento hanno preso parte, oltre al presidente Taroni e ai delegati di tutta Italia, anche Alberto Zamboni, vice coordinatore degli Slo in Figc, il quale ha affrontato “l’interazione e la collaborazione tra Slo e Delegato alla sicurezza”. Tommaso Donati, rappresentane della Lega Pro all’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, ha affrontato, tra gli altri, i temi del “rilancio della gestione tra partecipazione e semplificazione, il progetto 3P (Patto, Passione, Partecipazione, ndr) e il codice etico”, curato per Andes dall’avvocato Fabrizio Ciuffreda. Presente anche Fabrizio Fucili, dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive e Biagio Sciortino, per la sicurezza degli impianti della Lega Nazionale Dilettanti. Al dibattito hanno preso parte anche gli esponenti di un’azienda specializzata nella gestione dei gradi eventi e di una impresa leader nei prodotti per il controllo delle persone.

La proposta – Sul fronte razzismo, Taroni ha lanciato le proposte dell’Andes: “Riteniamo che contro il razzismo i giocatori in campo si debbano fermare. Non solo, ma per una risposta efficace si potrebbe utilizzare questo ‘schema’: i calciatori oggetto di insulti o cori si portano verso il centro del campo mentre l’arbitro ferma il gioco per cinque minuti. In quell’intervallo di tempo sia i calciatori che la parte sana dei tifosi, capitanati dagli steward, inizieranno ad applaudire, coprendo così i cori razzisti. Se gli applausi coprono i cori la società sportiva non sarà penalizzata dalla giustizia sportiva. Nel caso in cui dovessero ripetersi episodi nella stessa partita, la successiva pausa sarà di quindici minuti, con le medesime modalità. E se ci fossero ulteriori episodi, la gara sarà definitivamente fermata e recuperata a porte chiuse. Inoltre, il settore che ha dato origine al coro, se si arriva alla sospensione della gara, vedrà annullati tutti gli abbonamenti e per la gara seguente la società potrà mettere in vendita tutti i tagliandi del settore, ma con un prezzo superiore a quello solitamente riservato alle curve. Non crediamo di avere la soluzione definitiva, ma chiediamo di essere almeno ascoltati nel principio: per costruire cultura serve esercitare un’azione verso la parte buona dello stadio, affinché questa alzi la voce prendendo posizione contro chi non è sportivo”.

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