"Più che una competizione, è un'esperienza" con queste parole gli organizzatori della Isklar Norseman Xtreme Triathlon avevano accolto gli atleti al briefing pre gara.

E non può che essere così per una gara che è riduttivo definire tale: 12 ore di sofferenza, partenza a nuoto tra i fiordi, in bici tra cascate e laghetti, arrivo in quota a 1900 metri. Il tutto in condizioni meteo a dir poco estreme con 5° di temperatura e pioggia per almeno 100 km della frazione in bici. Una vera sofferenza, ma una vera esperienza di vita per i 250 atleti che ne hanno preso parte.



Tra di loro Leonardo Simoncini, il ternano d'acciaio vincitore dell'IronMan dell'Isola d'Elba nel 2014. Ma qui, tra i fiordi norvegesi e temperature glaciali, il discorso è diverso. Più che una gara, è una prova di resistenza estrema.



E Leonardo l'ha chiusa con un grandissimo risultato: un 13° posto e un finale addirittura in crescendo. Basti pensare che aveva imboccato in 15° posizione l'inizio del sentiero in salita degli ultimi 17 chilometri della frazione di corsa che portavano all'arrivo in quota 1.900 metri.





Un finale in crescendo e la consapevolezza che gli organizzatori avevano proprio ragione. Al Norseman il risultato conta ma è relativo rispetto all'esperienza. "Ogni frazione ha il suo fascino - racconta Leonardo a Sporterni - Nuoto con acqua gelida e partenza dal traghetto, la bici con 3000 metri di dislivello e peasaggi incredibili. Cascate, laghetti, tunnel nelle roccia. Infine la corsa con arrivo a 1900 metri in cima al Gaustatoppen".



Ripercorriamo con Simoncini ogni attimo della gara. Il giorno della prova la sveglia suona alle 2:30, tempo coperto 12° ma niente pioggia. "Faccio colazione e dalle 3 alle 3:45 check in bici in T1 (zona cambio nuoto bici). Alle 4 tutti dentro al traghetto per andare alla partenza. È stata un'ora di tensione: ultimi preparativi poi alle 5 il tuffo in acqua. Fredda e un po' di corrente contraria, ma ci sta".





Uscito dall'acqua Leonardo si dirige dritto al T1 dove c'era Federico Girasole ad aspettarlo.





"Via muta, cuffia occhialini e calze in neoprene. Mi copro un po' per la bici per i primi 40 km di salita. Partito in bici ed i primi 20 km sono tra rocce e cascate con passaggio in tunnel bui (era obbligatoria la luce sulla bici). La salita continua fino al 40° km dove si arriva a 1200 metri su un altopiano. Dal 50° al 150° abbiamo trovato pioggia con temperatura sui 5°. Sono stati km durissimi, le discese da 60 all'ora mi hanno fatto soffrire un bel po' di freddo causandomi una piccola crisi e mi sono dovuto fermare per problemi intestinali. Credo sia stata la frazione in bici con condizioni peggiori tra tutte le edizioni del Norseman".









Arrivato finalmente al T2 Leonardo si cambia e parte per la corsa.



"Ai primi km mi son dovuto fermare di nuovo, in mezzo ad un prato. Fino al 25° percorso abbastanza pianeggiante poi iniziava l'inferno: 17k di salita con ultimi 5 sterrati, per la precisione tra le pietre. Fortunatamente mi ha potuto accompagnare Federico, indispensabile per superare le piccole crisi che avevo. Arrivato al cancello del sentiero sterrato dove si lascia la strada asfaltata mi sono detto 'è quasi fatta'. Metto su le scarpe da trail e prendo lo zaino e parto. Alcuni tratti si riusciva a correre in altri c'erano pietroni da superare. Diciamo che dopo 11 ore non ero freschissimo ma la voglia di arrivare ha fatto il resto. La vetta del Gaustatoppen (vetta più alta della regione del Telemark) non si vedeva per la nebbia. Arrivati agli ultimi metri c'erano dei gradoni che ho riconosciuto dai video. 'E' fatta. Sono arrivato' mi sono detto. Era l'arrivo. Ho fatto tante gare, ma un arrivo del genere mai visto. Incredibile, ho realizzato un sogno".



Dopo l'arrivo, zuppa calda e via nel rifugio a scaldarsi. In cima Leonardo ci rimane un'ora per recuperare e godere a pieno di quel momento insieme ai suoi supporter. Federico Girasole ed Orazio Ragusa, alimentarista indispensabile per il raggiungimento dell'obiettivo. Il padre Maurizio ha seguito passo passo tutta la gara, anche se purtroppo non ha potuto raggiungere l'arrivo in cima.



"Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno reso possibile questa avventura - conclude Leonardo - a partire da Valentina e la mia famiglia, gli sponsor Ferrocart, The Engineering, Orca, Newton, Pegaso, Bont, i miei supporter Federico ed Orazio, il mio coach Costantino Bertucelli ed il mio fisioterapista Paolo Ferrari, infine il mio dna. Ora mi godo il momento, poi prossimo appuntamento l'Elbaman".

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