Ho letto e riletto più volte questo post su facebook, riflettendo con commozione se riprenderlo e pubblicarlo o meno. Alla fine ho deciso di divulgarlo anche per ricordare un campione del ciclismo come Francesco Cesarini, che ci ha lasciato di recente e troppo presto. Perché di un campione che ha dato lustro a questa terra si trattava avendo vinto tra i dilettanti un Giro d'Italia e un bronzo ai Giochi del Mediterraneo, oltre ad aver indossato più volte la maglia della Nazionale italiana e vinto una tappa del Giro di Svizzera anche tra i professionisti, dove è stato al servizio di grandi campioni tra cui Saronni e Bugno, alla Del Tongo-Colnago e all'Ariostea. Nel docufilm "Io Rifletto" del ternano Andrea Sbarretti nell'intervista Cesarini si definisce, parlando della sua carriera, un mezzo corridore, ma non è stato così, soprattutto per sua figlia Francesca:

Amavamo il mese di Marzo. Iniziava con la corsa Tirreno Adriatico e la mia richiesta di andare a San Benedetto per la crono finale. Era un buon pretesto per entrare nel tuo mondo passato fatto di rigore, sacrificio, allenamento, silenziosa sofferenza, qualche ingiustizia e tanta tanta fatica. In quell'occasione, mentre mangiavamo i muffins nell'area hospitality (alcuni parlavano di un sapore simile alla plastica, ma ero felice quindi per me erano davvero ottimi!), rossa in viso, ti dicevo che sarei stata la tua tifosa numero uno e tu con un sorriso e una carezza mi rispondevi "eh certo, da un bacetto a papà!". Non so spiegare la sensazione che provavo, una sorta di timore reverenziale, di profonda stima, di gioia estrema e di fierezza. Te lo dicevo sempre:" papy la stoffa nella vita ce l'hai o non ce l'hai. Tu sei nato con la stoffa e lo hai dimostrato in tutte le situazioni". (Si, ci scambiavamo complimenti a vicenda).
I giorni passavano velocemente e subito arrivava il fatidico 24 Marzo, il tuo compleanno! Come tutte le mattine colazione al bar, i due angoli del cornetto alla tua amata Donatella e l'ultimo sorso del cappuccino a me! "Pippo, guarda che bella cremina stamattina". Noi eravamo questo: avevamo i nostri rituali, le nostre intese, i nostri sguardi, il nostro linguaggio segreto. Eravamo una cosa sola, no? Mamma controllava i voli aerei, il meteo e prenotavamo un viaggio. Andavamo a festeggiare fuori, spesso nella nostra adorata Malaga, dove ci sentivamo come a casa! Oggi avresti spento 58 candeline, eri troppo giovane e bello, sempre elegante, gentile, buono, disponibile, pronto a nuove sfide! Avevi tanto ancora da fare e da dare a questa vita, come uomo, come marito e come padre! Oggi vorrei abbracciarti proprio così, vorrei svegliarmi da questo terribile incubo, guardarti negli occhi, prenderti la mano, farti gli auguri, darti il regalo e mangiare il tiramisù di Dony. La vita non poteva darci sofferenza più grande amore mio.
"Eravamo troppo uniti, forse per questo hanno voluto separarci."
Auguri uomo della mia vita. Ci abbracceremo di nuovo, esattamente come in questa fotografia (la foto del post n.d.r.) e non vedo l'ora. Ti amo

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