Nessuna pregiudiziale su nessuna tipologia di investimento che un privato imprenditore voglia fare nella nostra città, tanto più quando esiste una legge sugli impianti sportivi che va nella direzione di favorire investimenti di natura compensativa per chi ristruttura e mette in sicurezza uno stadio. Ma anche la necessità di individuare percorsi giuridici separati per le questioni del nuovo stadio e della clinica privata necessaria per la sostenibilità economica dell'investimento.

Il PD di Terni, attraverso la nota firmata dal coordinatore comunale Adriano Padiglioni, dal consigliere regionale Fabio Paparelli e dal consigliere comunale Francesco Filipponi parla della necessità di "alzare il livello della discussione" e di "scindere le due questioni, che possono invece stare insieme solo dentro una visione di futuro di una città che noi immaginiamo come 'hub di innovazione', se vogliamo davvero che si realizzino".

Il progetto stadio-clinica, come spiegato nella presentazione dello studio di fattibilità, rappresenterebbe un 'unicum' nell'applicazione della Legge Stadi che prevede la possibilità di realizzare strutture extrasportive, tranne che edilizia residenziale, come compensazione per l'investimento sul rifacimento di uno stadio che rappresenta un bene di interesse pubblico. "Tale previsione normativa - scrivono Padiglioni, Paparelli e Filipponi - affonda le radici anzitutto nel comma 304 della L. 147 del 2013, che ha poi subito una ulteriore evoluzione a seguito delle modifiche avvenute con la legge delega di riforma dello sport 86/2019 e poi con il dl semplificazione 120/2020, che darebbero (il condizionale è d'obbligo, in mancanza di chiarezza dei decreti attuativi, non tutti ancora emanati) un sostanziale VIA LIBERA anche ALL’EDILIZIA RESIDENZIALE, IN AREE NON CONTIGUE all'area dello stadio. Nel suo spirito originario, la legge sugli stadi del 2013 consentiva di presentare un progetto che, oltre all’impianto, comprendesse altre opere accessorie per assicurare la sostenibilità economica, accompagnato da una forte semplificazione amministrativa. Se con la normativa in vigore potevano fino a ieri, accanto allo stadio, sorgere anche immobili non sportivi “con esclusione della realizzazione di nuovi complessi di edilizia residenziale” oggi tale previsione sembrerebbe scomparsa nella legge di riforma dello sport".

Sempre rispetto all'excursus normativo, i rappresentanti del Pd sostengono che "una clinica privata convenzionata, ma più in generale il tema dell'edilizia sanitaria, diversa da quella residenziale, non appare disciplinata dalle norme vigenti quale elemento compensativo. Ciò significa che, occorre porre estrema attenzione, da parte dei rappresentanti istituzionali, anche nella comunicazione esterna a porre in stretta correlazione un investimento su uno stadio con quello relativo ad una clinica privata convenzionata, senza scivolare su un terreno giuridicamente insidioso. Le questioni di un nuovo stadio per la città e di una clinica privata, non solo sembrano avere percorsi giuridici separati ma sono operazioni che, non possono comunque essere, per quanto riguarda il come e il dove, liquidate con proclami mancanti di presupposti giuridici che rischiano solo di creare false illusioni".

Nessun tipo di preclusione, precisano, sulla clinica privata: "Non c'è preclusione alcuna alla presenza della sanità privata anche convenzionata, nella nostra città, a condizione ovviamente che affianchi quella pubblica in un ottica di sussidiarietà e valore aggiunto". Ma le questioni su cui dibattere, dunque, sono dunque di carattere giuridico, finanziario, di opportunità e valore urbanistico: "Il tetto di budget assegnato dalla Regione per il convenzionamento di posti letto in cliniche private è attualmente interamente assengato (350 posti circa) alle 5 cliniche convenzionate. Si dovrebbero togliere posti alle strutture già convenzionate per assegnarle a Terni. Tutto ciò è lecito e possibile sulla carta e noi al dunque faremo la nostra parte, anzi auspichiamo che, alle scadenze, stante i tetti finanziari imposti, vi siano procedure ad evidenza pubblica. Prevedere a priori quanti posti andranno in convenzione a tizio o caio non appare giuridicamente ne corretto ne possibile e ancor meno probabile appare l'allocazione in un unica struttura di 1/3 circa dei posti ad oggi convenzionabili".

E ancora: "Sarebbe auspicabile che l'investimento avvenga non attraverso nuovi volumi edificatori, ma attraverso operazioni di rigenerazione urbana e recupero di patrimonio, anche con destinazione già sanitaria, esistente, al fine di dare impulso ad una città che appare sempre più decadente". Infine: "Il convenzionamento di una struttura sanitaria privata non può essere oggetto di scambio con il rifacimento di uno stadio, per cui ingenerare equivoci ed aspettative, senza fondamenta giuridiche può essere da questo punto di vista pericoloso".

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