"Ogni anno il campionato è diverso, lo scorso anno ho avuto la fortuna di vivere un bellissimo anno a Castellammare di Stabia ma ora siamo focalizzati su questo e speriamo di fare come ha fatto l'anno scorso la Juve Stabia. Noi combatteremo su ogni campo, poi vedremo come andrà a finire". Parole e musica di Federico Romeo, giovane e duttile centrocampista (classe 2002) punto fermo della Ternana di Abate che lo scorso anno ha vinto il girone C con la Juve Stabia.

La vittoria dello scorso anno della tua ex squadra dimostra che in campo non sempre vanno i cognomi, ma la fame e la passione: "Lo scorso anno eravamo tanto uniti e io rivedo in questo gruppo la stessa unità. Le squadre che hanno il budget più alto sono lì, ma nulla è scontato. Ci vuole sempre qualcosa in più per vincere le partite. Penso di essere un giocatore duttile, cerco sempre di dare sempre il massimo. Ho giocato più spesso mezzala sinistra, ma quello che conta è che la squadra vinca".

Non era scontato superare quella delicata fase societaria: "Siamo professionisti e non possiamo distrarci un secondo, nello spogliatoio ci siamo detti che dovevamo lavorare e continuare su quella strada che era quella giusta. Poi le cose si sono messe a posto. Siamo giovani, ma tutti ragazzi intelligenti".

Adesso l'emergenza a centrocampo è rientrata, ma ti sei dovuto adattare anche a fare il mediano: "Un ruolo che ho fatto poche volte, ma in caso di emergenza lo posso fare. Mi limita nella mia qualità migliore che è la corsa e l'aggressione alla profondità, ma se la squadra ha bisogno si fa di tutto senza nessun problema. Cerco di rubare con gli occhi, ascoltare tutti. Abbiamo giocatori forti, in qualsiasi momento posso imparare. Mi comporto come tutti i giovani dovrebbero fare".

C'era forse un rigore a Perugia di cui non ha parlato nessuno? "Ho già accantonato la partita con il Perugia, non ricordo di aver toccato Seghetti. Se l'arbitro ha deciso così non si può fare nulla, l'arbitro è umano e può sbagliare. Meritavamo di più, ma ormai pensiamo solo al Carpi".

Goleada con la Lucchese però non sono mancati i momenti di sofferenza in difesa: "Per vincere il campionato ci vuole quella fame e cattiveria che in quei 20 minuti ci è mancata, le uscite erano giuste ma non abbiamo avuto la cattiveria di andare a rubare il pallone. Poi nel secondo tempo siamo entrati in campo più determinati ed è stato più facile".

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Hai la fama di uno che prendeva tante ammonizioni: "Quando ero più giovane ero più irruento e arrivavo tardi sull'azione, per quello prendevo qualche giallo di troppo. Ma il mio modo di giocare è quello, io do tutto. Quest'anno non ho preso ancora ammonizioni anche perchè abbiamo tanto la palla tra i piedi. L'importante è che la squadra vinca".

Con il mister si è creata una buona empatia: "E' una cosa buona e positiva. Poi serve bastone e carota. Il mister è preparato e perfezionista, meglio così. Ci sentiamo dentro al campionato, vogliamo dare tutti il massimo per questa società".

Quanto è stata dura venire fuori dalla Serie D: "Dura ma ci ho sempre creduto. Alla Fermana al primo anno tra i professionisti dovevo dimostrare, poi per fortuna la Juve Stabia mi ha dato fiducia e adesso sono in una grande società come la Ternana".

L'importanza dei tifosi: "Tifosi e squadra devono essere un'unica cosa. Sono il dodicesimo uomo in campo. Quando mi è stato detto della Ternana sono andato subito a vedere le immagini dei tifosi e dello stadio pieno contro il Bari. Ho subito sperato di vedere lo stadio pieno, spero continuino a supportarci".