La Regione Umbria non rilascia alcun accreditamento automatico e senza verifiche delle strutture della sanità privata: lo sottolinea l’assessore alla Salute della Regione Umbria, Luca Coletto, in risposta a una nota dei consiglieri regionali del PD. “Gli accreditamenti provvisori – spiega Coletto - sono stati rilasciati a partire dal 23 novembre 2018 dalla precedente amministrazione regionale per poi essere sospesi a partire dal 29 novembre 2019, pochi giorni dopo l’insediamento della nuova Giunta regionale”. Ripercorrendo il percorso di accreditamento delle strutture private nella Regione Umbria, Coletto ricorda che con l’approvazione del regolamento regionale 10/2018 la precedente Giunta decise di smantellare il sistema in vigore di svolgimento degli audit per l’accreditamento, scegliendo di non prorogarlo con una norma transitoria nelle more della piena operatività dell’Organismo tecnicamente accreditante regionale (Otar), ma preferendo superare il grave vuoto amministrativo creato con la sospensione dell’accreditamento. “Probabilmente la scelta – conclude Coletto – è stata condizionata da una sottovalutazione e cioè che l’obiettivo della piena operatività dell’OTAR non richiedesse un lavoro approfondito e tutt’altro che semplice e rapido che invece, l’Assessorato alla Salute sta portando a termine”. “Per la piena operatività dell’OTAR nelle prossime settimane si darà corso all’avvio delle necessarie procedure nell’ambito della ridefinizione dell’assetto organizzativo della Direzione Salute e Welfare. Al momento comunque l’OAIA sta procedendo a riallineare le istanze di accreditamento pervenute e questo permetterà all’Otar di completare il percorso entro l’estate”.

Questa la nota dei consiglieri del Partito democratico Tommaso Bori, Michele Bettarelli, Simona Meloni e Fabio Paparelli: “È inaccettabile l’accreditamento automatico delle strutture della sanità privata e la distribuzione di fondi a pioggia” avevano dichiarato i consiglieri dem annunciando la presentazione di una interrogazione nella quale chiedono alla Giunta “di spiegare i motivi per cui le Usl hanno fatto scelte diverse rispetto alla normativa e, in caso di illegittimità, di provvedere ad una rettifica e ad emissione di nuovi avvisi legittimi, nel rispetto della legge a tutela delle realtà aziendali presenti nella nostra regione”. “Ad oggi – spiegano i consiglieri Pd - non risulta ancora funzionante l'Organismo tecnicamente accreditante regionale (Otar) e, quindi, tutte le strutture private in sanità vengono automaticamente accreditate senza sopralluoghi e verifiche. Occorre, inoltre, la verifica della legittimità della procedura con cui sono state raccolte le manifestazioni d’interesse per l’acquisto di prestazioni di specialistica ambulatoriale, diagnostica per immagini e diagnostica strumentale, emanate da Usl 2 e Usl 1 a marzo 2021. Procedure che potrebbero far accedere al budget pubblico tutte le strutture private, indipendentemente dalla qualità dei servizi offerti e dei macchinari e tecnologie all’avanguardia o meno acquistati”. I consiglieri dem ricordano come “il decreto legislativo 502/92 affida alla Regione il compito di definire l’ambito di applicazione degli accordi contrattuali, nonché di individuare i soggetti interessati e stabilisce gli elementi che devono essere oggetto di contrattazione. Dal 2015 una legge regionale stabilisce livelli uniformi essenziali di assistenza e nel 2018 vengono emanate linee guida, valide fino al 2021. Pur essendoci dunque un obbligo normativo, Usl Umbria 1 e 2 si muovono diversamente dalla norma. La Usl 2 pone dei requisiti di qualità minimi, che non comportano una valutazione comparativa tra le varie strutture e non premiano in alcun modo la qualità, al contrario sono criteri minimi che dovrebbero essere requisiti di ammissione per poter partecipare alla procedura. L’Usl 1 fa lo stesso, ponendo criteri minimi, che dovrebbero essere requisiti di ammissibilità della domanda”. “Questo sistema adottato per le entrambe le manifestazioni d’interesse – dicono Bori, Bettarelli, Meloni e Paparelli - oltre ad essere in contrasto con la normativa, è penalizzante per quelle aziende che negli anni hanno investito risorse e che rappresentano delle eccellenze del nostro territorio regionale. Ad oggi sembra sussistere ancora una disciplina di accreditamento istituzionale provvisorio delle strutture sanitarie e socio sanitarie pubbliche e private, quindi tutti i soggetti che ne fanno richiesta ottengono l’accreditamento senza che questo sia successivo ad una verifica degli standard minimi richiesti. Essendo l’accreditamento un requisito per ottenere le risorse, vengono elargite somme messe a budget anche ad aziende che potrebbero non avere neanche i presupposti per ottenere tale autorizzazione”. “La valutazione che deve essere fatta – proseguono i consiglieri regionali – è invece comparativa di qualità per l’individuazione degli operatori accreditati ed autorizzati con cui stipulare l’accordo contrattuale. Sul tema si è pronunciato anche il Tar dell’Umbria con una sentenza pubblicata a giugno del 2019, in cui, ad accoglimento di un ricorso, viene attestato più volte l’obbligo a carico dell’Azienda sanitaria di effettuare procedure comparative (non paritarie) della qualità e dei costi tra le strutture sanitarie private accreditate al fine della sottoscrizione degli accordi. Inoltre - concludono - la sentenza evidenzia anche la chiara volontà del legislatore statale di prevedere elementi di concorrenzialità nella scelta degli operatori, rappresentando ciò in Umbria anche un obbligo di introdurre criteri non oggettivi e non discriminatori, alla luce della DGR 1516 del 2018”.

fonte Agenzia Umbria Notizie

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