Poco più di un quarto d'ora per un monologo, condito da una serie di pesanti bordate indirizzate a squadra, ds, piazza e istituzioni.

Simone Longarini arriva al Garden alle 15 precise accompagnato da Marco Callea. Cominciamo dalla fine, dalla frase bomba con cui si congeda dalla platea di giornalisti, attoniti e rimasti a bocca asciutta per l'impossibilità di fare domande e chiedere chiarimenti: "Se deve essere così, che tutti criticano, pretendono e non fanno niente, faccio un passo indietro. Sto valutando le mie priorità. Perchè devo essere da solo a combattere questa battaglia?". E poi un laconico: "Non sono dell'umore giusto per una piacevole chiacchierata, a tutti voi buone feste" prima di lasciare la sala Erica dell'Hotel Garden.

Se ne va così lasciando col dubbio che voglia mollare, o voglia solo spronare l'ambiente a remare dalla stessa parte. Sì perchè anche l'attacco non era stato da meno: "Sono qui per chiarire alcune dinamiche. In questi sei mesi ho conosciuto ancora meglio questa macchina, le persone che vi lavorano, alcune dinamiche e adesso ho tutto più chiaro. Sono entrato in una situazione che era fallimentare, senza un minimo di equilibrio, senza pensare a un domani non dipendente dalle iniezioni di cassa della proprietà. Oggi so chi è pro e chi è contro, chi fa il bene e chi il male della Ternana. Ho sempre visto le critiche in ottica costruttiva, mi danno fastidio le illazioni e le mancanze di rispetto. Io sono stato estremamente trasparente nei modi e nelle parole".

Un passaggio su Angelo Deodati: "Il 3 dicembre ho avviato un'azione di responsabilità verso Deodati per alcune sue azioni contro la Ternana nel suo periodo di presidenza".

A un minuto dal baratro e l'aiuto dei Montemari: "Metterci la mia faccia a giugno era l'ultima carta per evitare una brutta fine. C'era la concreta possibilità di non andare avanti, siamo stati a un minuto dal baratro. Abbiamo chiesto una mano ai Montemari che si sono rivelati disponibili, poi risolti i problemi ognuno ha preso la sua strada. In riferimento a ciò che ho detto il 30 settembre scorso sulle trattative di Janse e Furlan, parlo sapendo di essere coperto dagli scritti in mio possesso".

Una dura stoccata alla squadra e la minaccia del ritiro: "Dopo la partita con l'Entella, persa in modo verognoso, ho preso in mano il rapporto con la squadra. Ai ragazzi ho detto ripartiamo da zero, crediamo in noi e con l'impegno ripartiremo e dimostreremo il nostro valore. Io vi supporterò e mi vedrete ma voglio sempre il massimo impegno. Poi ad Ascoli abbiamo perso quello che considero il nostro secondo derby e adesso, dopo il 4-0 con il Como, possibilmente sono ancora più deluso. Perchè quando si impegna questa squadra vince con chiunque. Fosse stato per me ce l'avrei mandati lo stesso in ritiro, perchè ho avuto conferma dei miei dubbi sull'impegno di Ascoli".

Il messaggio ad Acri è di quelli forti, mentre sembra consolidato ormai il buon rapporto con mister Breda, anche se con un'unica ombra: "Non serve solo la carota nella gestione di un gruppo, non vanno solo protetti i ragazzi. Un ds bravo deve costruire la squadra e farla camminare. Breda lo stimo molto, solo una volta non mi è piaciuto, quando ha detto che ad Ascoli abbiamo fatto una buona gara. Voglio mandare un messaggio ad Acri: ho strappato la sua risoluzione anticipata e gli sono stato vicino, gli ho dato quello che aveva chiesto ma sono stanco di spendere per una salvezza all'ultima giornata. Io amo questa squadra, ci credo ma non posso crederci da solo. Ho investito molto per prendere e per trattenere giocatori, sono andato fuori budget. Con l'Entella abbiamo fatto una figura barbina, ero in panchina e nessuno è venuto a salutarmi. Ad Ascoli ho parlato negli spogliatoi e sono rimasto per vedere una reazione, che non c'è stata. Il ds mi dice che la squadra è forte e deve ambire ai playoff e che lui vuole dimostrare a Terni la sua maturazione, poi ogni volta che abbiamo avuto possibilità di scalare classifica ci siamo sciolti e accontentati. Ci rivediamo dopo che la squadra ha raggiunto il posto che gli compete: i playoff".

Ce ne sarebbe già abbastanza, ma le bordate dell'amministratore unico rossoverde non finiscono qui. Si rivolge anche alla stampa rea, in qualche caso, "di parlare ancora di Toscano" e soprattutto, in vista del prossimo mercato di gennaio, di scrivere "che dovrei far cacciare i soldi a 'papino', insomma c'è sempre qualcosa che non va". Cita i "tanti sforzi anche per riconquistare il rapporto con tifosi e città" e le varie iniziative: abbonamenti per le donne, la presentazione della squadra allo stadio, il video pre-derby, i biglietti ridotti con il Novara, le maglie scelte dai tifosi. "Ma mi dicono che la gente tornerebbe allo stadio solo se caccio i soldi o peggio ancora mi dicono che non tornerebbe in ogni caso per via del cognome che porto. Ecco, vorrei anche ricordare che la mia famiglia ha mantenuto in piedi questa baracca e che il nostro impegno non è affatto scontato".

Bordate anche alle istituzioni, a un non meglio precisato "accreditato" che in tribuna rivolge commenti poco lusinghieri verso la proprietà: "Ci sto mettendo tempo, faccia e soldi. Non voglio essere da solo e diventare un bersaglio, anche dalle istituzioni. Per di più da parte di persone che vengono in tribuna autorità con tanto di accredito". Poi, un messaggio personale a un noto rappresentante del tifo organizzato: "Custodisco con viva memoria il comportamento di Tonino quella famosa sera al Fiamma, non c'è bisogno che continua a cercarmi in sede chiedendomi di incontrarmi per motivi professionali o di altra natura che non conosco".

Infine il commiato, ribadendo il concetto già espresso tra le righe più volte: "Amo questa squadra, ma non voglio essere da solo". Che stia pensando a mollare? Che voglia attirare altri imprenditori per dare una mano? Che voglia richiamare l'ambiente a remare dalla stessa parte per raggiungere un obiettivo più ambizioso della semplice salvezza? Solo ipotesi, perchè non c'è stato modo per chiedere conferma.

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