Simone Longarini solo e sfiduciato, questo il messaggio che ha voluto lanciare nel breve incontro di ieri con la stampa al Garden.

Solo e sfiduciato perchè la squadra fatica a dimostrare il suo vero valore, se non a corrente alternata, e perchè il ds non sta dimostrando altrettanta efficacia nel seguire la squadra come quanta nell'averla allestita, di corsa, in estate. Solo e sfiduciato perchè nonostante i suoi sforzi le presenze allo stadio sono poche. Solo e sfiduciato perchè, anzichè appoggiarlo, le istituzioni lo criticano. Solo e sfiduciato perchè la stampa è nostalgica verso il vecchio allenatore e lo invita "a far cacciare i soldi a papino". Questo lo porta a chiedersi se sia giusto continuare a investire tempo e risorse per essere solamente il bersaglio di tutti.

Analizzando a mente fredda ogni singolo passaggio dei 16-17 minuti in cui l'amministratore unico ne ha avute un po' per tutti, ci sentiamo di fare qualche osservazione. Alcuni passaggi sono a nostro parere condivisibili, altri meno. E li riportiamo perchè, se togliamo il caso di ieri, Simone Longarini è stato sempre aperto al confronto ed anche - così ha ripetuto anche ieri - a ricevere critiche costruttive, da cui prendere spunto per fare sempre meglio.

Ecco le nostre considerazioni sugli aspetti che più ci hanno colpito del monologo di Simone Longarini:

1 - Il poco pubblico allo stadio non è colpa di Simone Longarini. Le sue parole testuali a riguardo ieri sono state: "Mi dicono che la gente tornerebbe allo stadio solo se caccio i soldi o peggio ancora mi dicono che non tornerebbe in ogni caso per via del cognome che porto". Ecco, diciamoci la verità: mille e poco più paganti allo stadio per un campionato di serie B sono numeri inaccettabili per una piazza come Terni. Ma sono lo specchio della realtà e del tessuto sociale in cui viviamo. Una città stanca, disillusa, impaurita. Che ha perso il gusto e la gioia di stare insieme nei luoghi deputati all'aggregazione, compresi quelli dove si fa sport. Che la gente a Terni abbia altre preoccupazioni che andare allo stadio non è colpa di Longarini. Chi dice che tornerebbe allo stadio con un'altra società dice una fesseria. Chi ama la Ternana va allo stadio a prescindere. Siamo la piazza che criticava Delneri, Borgobello e Zampagna, e osannava, con tutto il rispetto per la memoria, Gambino e Gelfusa. La differenza è che oggi chi critica lo fa dal divano. Mentre chi va allo stadio si sente autorizzato a dire: "O così o altrimenti vuol dire che preferite l'Eccellenza". Insomma nell'uno e nell'altro caso un discorso inqualificabile. Simone Longarini dovrebbe capire che si scontra con un problema di mentalità, ben più grande del cognome che porta.

2 - La prestazione di Ascoli è stata inqualificabile. Poco da aggiungere, a rischio di passare per populisti riteniamo che il suo comunicato dopo la partita dell'8 dicembre sia stato ampiamente comprensibile. E non a caso è seguita una vittoria per 4-0 contro il Como. Che per la verità, ha fatto infuriare un po' anche noi, per gli stessi motivi enunciati ieri da Simone Longarini.

3 - Il valore della squadra è ben maggiore di una salvezza risicata. L'abbiamo detto più volte, nonostante le normali difficoltà in avvio legate alla costruzione pezzo per pezzo e alla preparazione fatta in ritardo. Più volte la squadra è sembrata sul punto di poter dare una svolta al suo campionato, più volte è sembrata volersi accontentare. Non oggi, non quest'anno. Ma da almeno due-tre anni a questa parte.

4 - Le critiche alle istituzioni, verso le quali andrebbe fatto un ragionamento anche in relazione al primo punto, sono giustificate. Quanto bene farebbe a questa città una politica di sviluppo seria, che doni alle persone prospettiva, futuro, speranza? Non diciamo uno stadio nuovo con tutti i comfort o un palazzetto dello sport, come nelle città normali. Ma qualcosa che dia alle persone la gioia di andare il sabato e la domenica allo stadio, al campo da rugby, al palazzetto del basket, della pallavolo o del calcio a 5, senza il rischio che un calcinaccio ti fracassi il cranio. Paese che vai, usanza che trovi, caro dottor Longarini. Questa è la politica, quella stessa che in pubblico critica la sua famiglia per accattivarsi il tifoso e magari, nelle segrete stanze dei bottoni, fa carte false per stenderle il proverbiale tappeto rosso. Ieri amico, oggi nemico, e viceversa, a seconda delle convenienze. Un consiglio? Niente accredito per queste persone.

5 - Non ci si sottrae mai al confronto: tale atteggiamento può essere scambiato per presunzione, arroganza, debolezza o insicurezza. Aveva promesso ciclici appuntamenti anche per "sentire il polso della piazza, ricevere le vostre impressioni che possono aiutarmi a capire". Ecco questo ieri non c'è stato e "non essere dell'umore giusto" non è una valida spiegazione. Ci vuole rispetto, sempre, anche per una stampa che non si considera amica. Anche perchè la stessa stampa non viene considerata amica nemmeno da chi invece la sostiene, e a Terni glielo possiamo garantire, ce ne sono tanti. Più di quanto lei si immagina.

6 - I panni sporchi si lavano in casa, manifestare così apertamente il dissenso verso l'operato del ds può essere controproducente. Tenere sulla corda il gruppo, ds e allenatore compreso, è un conto. Altra cosa è attaccare personalmente in modo così diretto. Perchè poi la sensazione non è più quella di voler tenere alta la tensione o chiedere il meglio. Ma quella di aver deciso di chiudere ogni rapporto (si torna al punto 5).

7 - Inammissibile aver mentito sui Montemari. Punto. Fu proprio la nostra testata, spinta dai nostri lettori, a porre questa domanda lo scorso 30 settembre. Quando lei precisò che "c'è scritto sul sito chi lavora per la società". Ecco se vuole un'altra spiegazione, senza entrare in considerazioni socio-economiche che alla fine col calcio c'entrano fino a un certo punto, sul disamore di Terni verso la Ternana, o sul perchè tanta gente ce l'ha su con il suo cognome, la colpa è proprio di Andrea e Simone Montemari. Del modo con cui hanno trattato Terni, i ternani e la Ternana quando suo padre li mise alla guida della società. E' colpa loro se qualcuno oggi le sussurra in un orecchio (bisogna vedere chi, poi) che "la gente non va allo stadio finchè la società sarà di un Longarini". Che poi non è proprio così, perchè quando suo padre liberò la Ternana dai Montemari, la gente ci tornò eccome allo stadio, complice il campionato vinto dalla squadra di Toscano (a proposito, è ormai acqua passata, si pensa all'allenatore di adesso e basta). Scusi, ma non è cosa da poco conto. Vorremmo chiedere in che maniera hanno collaborato. Con quali mansioni e perchè. E se in qualche modo c'entra il contenzioso che loro due avevano con la sua famiglia. Perchè mentire allora e rivelare oggi la verità? Perchè nel momento in cui con la sua intraprendenza e la sua presenza è riuscito ad accattivarsi la simpatia di una fetta importante di ternani, cerca di spaccare l'opinione pubblica con un'uscita così improvvida su due personaggi che mai e poi mai hanno fatto solo lontanamente il bene della Ternana? Saranno stati disponibili con lei, ci crediamo. Facile farlo, aggiungiamo. Non lo sono stati con Terni. Mai. L'unica frase di questo passaggio che ci è piaciuta è stata "...poi ognuno ha preso la sua strada".

Al prossimo incontro dottor Longarini, speriamo più proficuo di quello di ieri.

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