La ventesima partecipazione a un campionato interregionale (in precedenza 17 Serie D + 2 Campionato Nazionale Dilettanti) ha preso ufficialmente il via. Ad accorgersene, in primis, l’addetto al campo, cui va dato merito dell’ottimo stato del terreno di gioco, impegnato a raccogliere secchi di sudore uscito dalle ghiandole sudoripare dei selezionati a vestire la gloriosa maglia biancorossa. Fa loro compagnia il Presidente, Roberto Biagioli, impegnato, dietro la scrivania, a combattere con il 110% e altri ammennicoli burocratici. Parlare di calcio, significa staccare la spina almeno per un attimo. Il periodo di calcio mercato, nel quale tutte le Società si sentono vincenti, sta volgendo al termine ed è normale chiedere al massimo dirigente come ci si senta:

“Fermo restando che la verità si scoprirà con il giudizio del campo, sono abbastanza fiducioso. I ragazzi, vecchi e nuovi mi sono sembrati all’altezza della situazione. Sapete tutti, come il nostro, salvo ripensamenti, sarà un girone di ferro dove figurano Società importanti per trascorsi e le città che rappresentano. Il puro dilettantismo appartiene, ormai, al passato e diventa facile pronosticare un campionato più duro del solito, nel quale cercheremo di fare la nostra parte. Non saremo, certo, la squadra che va in campo e prende quattro goal a partita”.

Sono trascorsi dieci anni dall’ ultima serie D di cui ha fatto parte l’Orvietana, a chiudere il ciclo delle undici partecipazioni consecutive. Biagioli c’era già, nel frattempo sono cambiate, in meglio, tante cose, probabilmente la Società attuale è meglio preparata e ciò contribuisce a moderare l’apprensione. In un certo senso, avete capito come bisogna muoversi per far fronte anche agli imprevisti di cui è tappezzato il mondo del pallone:

“Beh, come in tutte le cose l’esperienza insegna. Sono, ormai, diciotto anni che ho delle responsabilità nell’Orvietana e non sono più un verginello come all’inizio. Le condizioni, rispetto all’inizio, sono cambiate. Ho cercato di dettare i principi, tra i quali una buona organizzazione, nei quali credo e porto avanti anche nella mia attività professionale. E’ chiaro che, anche il calcio va a braccetto con l’economia e, se questa stenta, come in questo momento, con i fatti che non seguono le promesse, dobbiamo cercare di essere attenti a utilizzare le poche risorse, frutto dell’impegno dei soliti noti, nel migliore dei modi. Concordo sul discorso riguardante l’apprensione. Adesso, forse, conoscendo meglio il mondo del calcio, siamo nella condizione di poter valutare le mosse in modi e tempi attendibili. Ambiamo, inoltre, proseguire a essere precisi nell’onorare tutti gli impegni, rispettando gli accordi e contiamo di trascorrere delle domeniche di vero divertimento”.

Arcipreti e Cioci hanno fatto la loro parte, la palla passa a Ciccone, tecnico nel quale il Presidente ha sempre avuto la massima fiducia. Per lui, sarà il battesimo da primo allenatore:
“Posso augurargli soltanto il meglio. Ha, suppergiù, la mia stessa anzianità di servizio, vive di calcio, ha un grande senso di appartenenza ai colori sociali. Dobbiamo stargli tutti vicini, l’ho sentito motivato, tranquillo e pago del materiale umano messo a sua disposizione. La serie D non è l’Eccellenza, quattro fuori quota in campo sono quasi il quaranta per cento della squadra. Sul loro valore si misura la forza di una formazione, abbiamo preso qualcuno dall’esterno, sono estremamente soddisfatto dell’inserimento di alcuni nostri giovani tra i trenta che si stanno allenando. Mi si dice siano in leggero ritardo quanto a fisicità, ma su questo non potevamo far nulla, auguro a loro un veloce recupero che li porti a minutaggi importanti al termine del campionato. Noi, come detto altre volte, lavoriamo per loro, adoperandoci a farli crescere in un ambiente sano per essere pronti ad affrontare la vita. Si potrebbe fare di più e questo lo sappiamo, come siamo, altresì convinti che una partecipazione continuativa alle attività sportive eviti loro di incorrere negli errori di gioventù di cui sono sempre più piene le cronache dei media. Certo, non possiamo sostituirci ai genitori e alle famiglie cui competono i doveri”.

Ho letto le dichiarazioni di Giuseppe Olimpieri, responsabile dell’area tecnica del settore giovanile, visto la composizione dei vari staff. Sembra abbiate impresso una decisa sterzata:
“Quest’anno abbiamo colto i primi frutti di un lavoro iniziato anni addietro. Crediamo essere sulla strada giusta per convincerci a destinare qualche risorsa in più ai più giovani. Non sono grosse cifre perché il bilancio non lo consente, ma servono a migliorare qualcosa. Qualora fosse stato possibile avrei fatto ancora di più. Perché la qualità non s’inventa e per essa servirebbe personale tecnico di prima fascia, senza nulla togliere a quelli che abbiamo di cui fanno fede i grossi risultati agonistici ottenuti. Non nascondo le difficoltà che comporta la gestione del settore giovanile. Nella prima squadra, al massimo può succedere di discutere con qualche procuratore. I ragazzi, alle volte, hanno due procuratori che sono i genitori, cui si sommano nonni e parenti vari. Ed è dura”.
Andiamo sulla partecipazione degli orvietani alle vicende sportive della squadra. C’è stato un risveglio:
“Ed è stato molto gradito. Le partite a stadio vuoto, la massima serie lo ha dimostrato con la pandemia, ancorché interessanti, mancano sempre di qualcosa. Il pubblico colora le gare, i giocatori lo sentono, diventa tutto più bello. Direi che, anche ai nostri livelli, l’incitamento che giunge dagli spalti può aiutare a vincere le partite, oltre far sorridere il cassiere. Detto questo, aspetto di vedere se, la crescita di presenze fosse dovuta soltanto al primato in classifica. Mi auguro, sinceramente, di no. La serie D, che è su un altro livello, porterà a Orvieto squadre importanti, seguite, normalmente, da diversi sostenitori. Spero negli orvietani. Dovranno essere sempre uno in più”.

Bene o male, la serie D contribuirà alla circolazione del nome di Orvieto in ambiti diversi da quelli conosciuti. Già in passato, succedeva, molto spesso, che la partita fosse la scusa per visitare la nostra città. E ciò può solo giovare a chi qui opera.

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